giovedì 30 luglio 2009

Danzatrici di ieri e di oggi

Fifi Abdou



Ecco una carrellata di alcune dive del recente passato, ora preziose coreografe, come Fifi Abdou, Aida Nour, Lucy, che oggi cedono il testimone a nuove stelle: Liza Laziza, Nour, Saida.

Aida Nour in costume Saidi




Liza Laziza in abito khaliji



La bellissima Nour fasciata in una melaya, la mantella nera per la danza 'iskandarani', tipica della cittá di Alexandria d'Egitto


Saida



Laila

ancora Nour


Sono artiste di grande talento, disciplina e professionalita', note tra le appassionate di tutto il mondo. Auguro ad ogni danzatrice di trovare l'occasione, come e'capitato a me, di studiare con le loro muse ispiratrici. Questa danza mi ha fatto incontrare persone semplici e speciali di ogni continente. Siamo tantissime e il nostro sorriso interiore e'una forza inarrestabile!

Nour appare in un videoclip di un cantante siriano e balla sia lo stile classico che quello saidi.


domenica 26 luglio 2009

Almées e jawari




Poco alla volta e’possibile ricostruire nel tempo il percorso della danza orientale; danza, poesia, musica e canto erano le arti coltivate dalle jawari, le ancelle colte e istruite delle corti ottomane, e degli shah e dei mogul orientali. Fuori dai palazzi, ad esempio in Egitto, le danze delle almasi rapivano i sensi dei viaggiatori del Gran Tour dell’Ottocento, - gli orientalisti francesi le chiamavano almées, ritraendole su tele e dipinti fantasiosi - . Ho scoperto un pittore italiano, Fabio Fabbi (1861- 1946), molto quotato sul mercato dell’arte, che visse a lungo al Cairo. Si puo’ favoleggiare anche con un classico della letteratura di viaggio ‘Voyage en Egypte’ di Gustave Flaubert, il quale narra l’íncontro con una danzatrice, oppure consultare il voluminoso 'Description de l’Egypte', un catalogo scientifico-enciclopedico commissionato da Napoleone Bonaparte nel 1798. Qui l’illustratore disegna nei dettagli le figure femminili, e soprattutto le almées, con i loro costumi ed accessori.


Fabio Fabbi 'Danzatrici Orientali, Cairo'



Sono molto affezionata alla voce di Fayrouz, perche’e’ femminile e struggente. In arabo significa turchese. Benche’ sia solo interprete, la sua figura ieratica e materna allo stesso tempo richiama davvero alla mente quella Dea simbolo di un antico sapere raffinato e senza tempo alla quale le danzatrici moderne, - me compresa -, fanno appello come archetipo e memoria della loro vera natura di armonia, prima che fosse aggredita da forze maschili negative e cruente.



Il poeta contemporaneo Rafic Khoury fa omaggio alla poesia d'amore araba andalusa e invoca il ritorno alle atmosfere rarefatte di ‘Mille e una notte’ con Arjii ya alf leila, da ascoltare semplicemente come suggestione.




Fabio Fabbi 'La danzatrice'

sabato 25 luglio 2009

Kan Zaman



Mi piacciono tanto queste due paroline che significano ‘c’era una volta’.
La voce di cristallo e velluto di Fayrouz, artista libanese, rende onore all’antica poesia fiorita in epoca andalusa (intorno all'anno Mille) nei castelli dei califfi e dei mercanti di Cordoba.
Incontrai queste melodie anni fa durante un viaggio di lavoro a Damasco; dietro ad una moschea, nella quiete di un giardino, a passeggio tra piccoli atelier di pittori, artigiani intagliatori ed antiquari. Sono versi originali in arabo classico antico, e anche la musica che li accompagna e’ frutto di un lavoro di restauro.

E' una poesia d'amore del poeta andaluso Lesaneddin Ben Abdullah Ben Elkhatib. Le traduzioni sono irreperibili, dunque non ci resta che apprezzare l'antica dolcezza dei suoni.

"Jadaka alghaythou" (Il tuo cammino e' la pioggia)


Nella foto, architettura andalusa nella Grande Moschea Sultan Qaboos di Muscat.

martedì 21 luglio 2009

Raqs sharqi, la danza orientale



Danza del ventre e’una espressione di fantasia sconosciuta alla lingua araba che invece usa il termine 'danza orientale', raqs sharqi. Quasi non trovo le parole per descrivere questa arte sublime che amo infinitamente in tutte le sue sfaccettature, ne parlero’di tanto in tanto...
Quando al Cairo le regine della danza stanno per arrivare, sui battelli lungo il Nilo o nei templi della vita notturna come Mena House, di fronte alle piramidi, Marriot Hotel o Semiramis Intercontinental, si sente nell’aria una languida euforia. I musicisti dal vivo accordano i violini e le percussioni si amplificano...l'ingresso e' improvviso, dal nulla 'lei'arriva quando vuole, celata da un velo che lascera’ cadere a terra, leggero. La danzatrice e’una prima donna, non fa duetti ne’ condivide la scena, se non con il cantante melodico.
La danza orientale possiede una tecnica codificata, certo, ma e’ basata sull’ improvvisazione; si abbinano i passi agli strumenti, l’oboe richiama le sinuose spire del serpente, il violino fa ondeggiare le braccia, il kanoon invita allo shimmy, la vibrazione dei fianchi... Il successo della danza orientale nella versione moderna e’iniziato soprattutto con il cinema egiziano (e turco) degli anni Cinquanta, patinato come Hollywood ma identico alle commedie italiane della stesso periodo. Ogni epoca ha avuto le sue stelle: Naima Akef, Tahia Carioca, Samia Gamal.







A chi ispirarsi? Trovo speciali due danzatrici in voga negli anni Settanta e Ottanta, Nagwa Fouad e Sohair Zaki. Questi due filmati sono tratti da film egiziani di quel periodo, il loro stile e’raffinato, nitido ed elegante. I passi semplici, lievi, i movimenti fluidi. Danzano sensuali e sorridono solari, Sohair Zaki balla ad un matrimonio come tradizione propiziatoria. Al Cairo ci si contende la presenza di star come Dina o Leila per dare smalto ai ricevimenti nunziali negli hotel piu’prestigiosi...


Dina

Laila of Cairo



Per il video di Sohair Zaki :

http://www.youtube.com/watch?v=pm6wIwFarBA

Per il video di Nagwa Fouad

http://www.youtube.com/watch?v=Tz7hqi4oLTo&hl=it

giovedì 16 luglio 2009

Cucina araba


In generale nei Paesi arabi si mangia volentieri fuori casa, essenzialmente in famiglia, che e’il nucleo primario della societa’: pranzi o cene tra gruppi numerosi di amici o colleghi non sono molto diffusi, tanto meno se in promiscuita’. Nei ristoranti piu’semplici, soprattutto nel Golfo (in Arabia Saudita invece e’un obbligo assai rigido) si trovano sale e spazi separati da tende o paraventi per le famiglie. Se ci sono donne, possono sedersi dove vogliono, ma negli spazi riservati gli uomini soli verranno gentilmente allontanati.

Oltre ai cibi adatti ad uno snack e alla cucina casalinga penso a luoghi suggestivi in stile arabo che offrono un setting perfetto, l’atmosfera raffinata e avvolgente per gustare le pietanze e oziare, come Shahrazad presso il Shangri-la resort di Muscat oppure The Arabian Courtyard a The Chedi, uno degli hotel piu’lussuosi del mondo.

La cucina araba classica per eccellenza e’quella libanese. Niente cous-cous, quindi, che si trova solo nel Maghreb (occidente) del Nord Africa. Piuttosto, una ricca selezione di ‘mezze’, svariati antipasti che verranno serviti contemporaneamente: per esempio la tabbouleh, l’ínsalata di prezzemolo, pomodori tritati e burghul, le foglie di vite ripiene, condite da succo di lime e un trito di menta, labnah, formaggio bianco e cremoso, sambousak ripieni di formaggio feta o carne, falafel, polpette di fave al coriandolo e prezzemolo, fritte e ricoperte di semi di sesamo. In Siria si trovano delle piccole olive verdi, piccanti e amarognole. Ancora, tarama, la crema di mollica di pane, uova di pesce e limone, babaganoush, crema di melanzane, hommos, crema di ceci, kebbeh, polpette di carne ripiene di pinoli e burghul, fattoush, insalata di pomodoro, cipolla, lattuga, cetriolo e pezzetti di pane arabo tostato, e infine la salsa tahina a base di sesamo. Tutto cio’viene servito con del pane arabo gia’ tagliato a spicchi e magari appena sfornato. E’una tavola ideale per i capricciosi che assaggiano ogni cosa senza fretta, in attesa della portata finale a base di carne, rigorosamente alla griglia: kofta, piccole salsicce di manzo o agnello dall’impasto mescolato a cipolla e aromi vari, shish tawooq, spiedini di pollo marinato e piccante. Per tradizione ci sono sei pezzetti, come indica la parola di origine farsi ‘shish’. Shish kebab, spiedini di manzo o agnello, e poi costine di agnello e arais, una torta di pane grigliato, ripieno di carne e cotto al forno. Conviene ordinare un ‘mixed grill’ che combina di tutto un po’, da accompagnare all’insalata di yogurt e cetrioli. La carne arriva sempre con ricche porzioni di riso bianco stufato al burro.





Poi non puo’mancare un dessert...qualche assaggio di pasticceria orientale oppure la delicata mousse mahallabya alla rosa e pistacchi.

Qualche sorpresa ancora ci attende, non certo in Oman, ma sicuramente nel glamour di Beirut, oppure a Dubai, a Sharm el Sheikh o al Cairo, sempre sveglia e accesa...

sabato 11 luglio 2009

Msafer - viaggiatore


Ho aggiornato il mixpod con questo motivetto spensierato, 'Msafer', l'ho trovato da Turtles qui a Muscat in una collezione Pride di 'Omani Music'. Quando sono triste lo ascolto due minuti e torna a splendere il sole. Buon ascolto!
My mixpod has been updated with this jolly track 'Msafer' (arabic word for 'traveller'). It's included in the CD 'Pride Omani Music', I've found it in Turtles bookshop, here in Muscat. I play it when I'm down, it makes me smile again, enjoy!

martedì 7 luglio 2009

Essad Bey


Lo scorso anno da Borders rimasi incantata da un titolo, ‘The Orientalist’ e da una vecchia foto in copertina che ritraeva un giovane gentiluomo con indosso il tarboush. Dopo mille ripensamenti acquistai il libro, biografia di un giovane ebreo, Lev Nussimbaum, proveniente da una famiglia di petrolieri azeri che agli inizi del Novecento fu costretta a lasciare Baku per approdare infine a Berlino. Divenne saggista, accademico, giornalista e scrittore e dopo la conversione all’Islam con il nome di Kurban Said o Essad Bey (bey era un titolo onorifico ottomano), mori’a Positano nel 1942, dove si era rifugiato.
Quale sorpresa, domenica sera la puntata di ‘Alle falde del Kilimangiaro’! Dopo le prime immagini solari di una gita a Positano ho subito ripensato a Essad Bey, e gia’ la guida locale ne raccontava la storia, indicando la tomba rivolta verso la Mecca custodita con affetto dagli abitanti del luogo.

Ma Kurban Said dopo la lettura della biografia non era rimasto solo un nome; questa personalita’ errante e ribelle aveva aperto un fronte di ipotesi che da allora cerchiamo di verificare.

Nel 1913, in contemporanea con il soggiorno a Berlino del giovane Nussimbaum, il dottor Elkadi, figlio di un dotto imam di Al Azhar, - la prinicipale facolta’teologica di riferimento dei musulmani sunniti -, parti’ dal Cairo per completare gli studi di medicina in Germania. Trascorse molti anni tra Berlino, Vienna e Mosca divenendo un luminare della pediatria.
Egli era anche un letterato che parlava tedesco, francese, inglese e italiano oltre che arabo, turco e russo. Grande conoscitore del Corano e fervente sostenitore delle teorie comuniste nascenti, fu per tutto il tempo giornalista e corrispondente da Berlino e da Vienna per il quotidiano egiziano Al Ahram.
Gli interessi comuni e le coincidenze dei luoghi frequentati rendono plausibile una frequentazione tra il dottor Elkadi e Essad Bey, che potrebbe emergere dal vasto archivio di foto, documenti e carteggi conservati nella vecchia casa di famiglia del Cairo. Tra questi, l’album ufficiale delle olimpiadi di Berlino del 1936, per le quali fu accreditato come corrispondente. Egli raccolse gli autografi di tutti gli atleti vincitori delle medaglie d’oro, tra i quali l’americano Jessie Owens, considerato uno dei piu’ grandi atleti di tutti i tempi.


Nel 1938, alle prime avvisaglie di un conflitto ormai imminente, da lui documentate nel dettaglio, il dottore fece ritorno in patria dove prosegui’ una intensa attivita’scientifica e politica, come figura chiave del nascente partito comunista egiziano.
Il fascino dell’intreccio di vicissitudini umane nel pieno di grandi eventi della storia ci ha catturato, sebbene la sua ricostruzione al momento sia ostacolata: distanze, viaggi, lavoro. La tomba di nonno Elkadi e’ custodita nella misteriosa e impenetrabile Citta’dei Morti, abitata da un popolo vivo e parallelo ai limiti della legalita’. Nessuno della famiglia saprebbe piu’ritrovarla.

venerdì 3 luglio 2009

Muscat al tramonto




Muscat al tramonto puo' dare l'illusione di essere Rio de Janeiro, per la costa frastagliata e le partite di calcio sulla spiaggia di Qurum.
Vi offro una bossanova fresca e rilassante tra le mie preferite, in attesa di una cena orientale 'comme il faut'.


giovedì 2 luglio 2009

Pane fino



Grazie ad un passaparola di amici nel quartiere di Al Ghubra abbiamo finalmente trovato il fornaio che prepara il 'pane fino'! Queste baguettes di pane morbido sono nate ad Alessandria negli anni Trenta, presso un forno italiano, 'Boulangerie Fino', attivo nel quartiere di Ibrahimeya. Da li' si erano diffuse in tutto l'Egitto al punto che ancora oggi non c'e' fornaio che non produca artigianalmente questa specialita'. La panetteria Fino ha cessato la sua attivita' a meta' degli anni Ottanta e non c'e' dubbio che il prodotto originale fosse diverso, piu' 'buono'; oggi e' cambiata la qualita' degli ingredienti, in particolare della farina. Nella maggiorparte dei Paesi arabi il pane si produce con farina manitoba, una qualita' proveniente dal nord America, bianca e raffinata, importata anche sottoforma di aiuti alimentari per quei Paesi che a causa del suolo desertico e del clima non possono permettersi colture estensive di alcun tipo. La farina manitoba si presta per l'impasto del pane arabo comune, vale a dire le sottili focacce rotonde, non lievitate e senza sale. Allora e'meglio il pane arabo integrale, prodotto con farina grezza mescolata a farina di mais. Anche il pane fino e'privo di sale, il che lo rende perfetto per accompagnare gli snack a base di feta salatissima, sottaceti piccanti, olive. Ne parlero' ancora, sicuramente.



Ritrovare a Muscat il pane fino del fornaio egiziano mi rende doppiamente felice; per prima cosa perche' sono stufa del pane arabo che quando si asciuga diventa cartone, e poi perche' il pane fino ha la mollica morbidosa. Si scioglie in bocca come una meringa e per me la morte sua e' una tavoletta di cioccolata fondente all'ora della merenda.