lunedì 30 novembre 2009

Eid el Adha, festa del sacrificio


In questi giorni di fine novembre 2009 e settanta giorni dopo la conclusione del mese di Ramadan si onora la ricorrenza islamica del Eid al Adha, la Festa del Sacrificio. Si celebra per ricordare la devozione di Abramo (Ibrahim) che secondo il Corano sogno’ letteralmente di ‘sgozzare’ il figlio Ismail, e intrepreto’la visione come una richiesta divina. Lo annuncio’ affranto al figlio che rispetto’ anch’egli la volonta’ di Dio. Ma Allah fermo’la mano di Abramo gia’con il coltello: l’obbedienza e la fede dell’anziano profeta era infine stata messa alla prova e accanto ad Ismaele comparve un agnello, e fu ordinato il sacrificio di quest’ultimo.
Le versioni coraniche degli eventi bibilici si distinguono per la presenza frequente dell’elemento onirico, ringrazio Tamer per la pazienza con la quale recita a memoria e gentilmente traduce express per me. In questa occasione, il primo giorno di Eid, all’alba, i musulmani usano sacrificare animali come ovini, bovini o cammelli con un particolare rituale prescritto dal Corano. La carne macellata viene poi distribuita, e chi ha maggiore disponibilita’ economica offre un sacrificio ai piu' poveri.
Poiche’ viaggio da piu’di dieci anni tra l’Italia e vari Paesi arabi e islamici, confesso che in questa occasione preferisco non uscire di casa perche’ in certe metropoli, soprattutto in Egitto, dove la cultura contadina e’marcata, scene di macellazione rituale mi sono capitate involontariamente sotto gli occhi, magari mentre giravo l’angolo di casa. A volte rivoli di sangue o altre tracce rimangono li’ per settimane.
Sempre in Egitto, puo’capitare di trovare strane impronte sopra gli ingressi delle case...e’un rituale quasi in disuso, pare di tradizione ebraica, di intingere la mano nel sangue dell’agnello sacrificale e di marcare la sagoma come segno di buon auspicio.
Qui in Arabia non ho notato tutta questa euforia, probabilmente e’ una questione di numeri: oltre settanta milioni di abitanti in Egitto contro gli scarsi tre milioni dell’Oman. Sulla strada tra Muscat e Abu Dhabi viaggiava, si, qualche camioncino con a bordo un vitello, due capre, qualche agnello, ma le autoritá sono molto precise e per motivi sanitari chiedono ai fedeli di recarsi a macellare in appositi spazi messi a disposizione, oltre che di rispettare le norme igieniche.
Eid el Adha e’ anche un’ occasione per riunirsi in famiglia e il quotidiano Times of Oman offre nel consueto stile discreto degli omaniti alcuni suggerimenti per celebrare la festa: 'siate puliti, ordinati e vestiti in modo appropriato e modesto per recarvi alla moschea in occasione della tradizionale preghiera di Eid conosciuta come'Salatu 'l Eid; 'sappiate che Eid el Adha e'una festa di sacrificio, e che i musulmani che dispongono di animali come mucche, capre o anche cammelli sono tenuti ad applicarlo. Affinche' il sacrificio abbia valore, l'animale deve possedere precisi requisiti sanitari'; 'programmate una visita ai parenti, soprattutto ai genitori. Per consuetudine e' previsto che si faccia omaggio alla famiglia, in particolare ai piu'anziani'.

Infine, Eid el Adha apre anche il periodo del Grande Pellegrinaggio alla Mecca, in arabo 'Hajj'.

Conservo questa foto del macellaio da anni, l'ho scattata in un'oasi del Sahara orientale.

domenica 29 novembre 2009

Abu Dhabi


Dietro le dune rosse e silenziose di Al Ain, la strada verso Abu Dhabi e’costellata di sorprese, da una golosa torta Pavlova di fragole, panna e meringa tutta per me ad una ricetta afrodisiaca suggerita dal vezzoso cameriere filippino che pare appena uscito dalla cage aux folles: litchis freschi appena sbucciati e conditi con lime e tabasco...E ancora, piccoli acquisti da Nayomi, sfiziosa boutique di lingerie e accessori, - quasi un sex shop - che conta anche un centinaio di filiali in Arabia Saudita, e infine un giro in macchina sul lungomare, nella luce ovattata della Corniche di Abu Dhabi by night. Dal buio del deserto emerge un luogo davvero fiabesco, la grandiosa Sheikh Zayed Mosque illuminata di blu.

Eccomi in sopralluogo intorno al circuito di Formula Uno a Yas Island, proprio davanti al Ferrari World ancora in costruzione. Giusto per spegnere le ultime candeline, forever twentyone!


mercoledì 25 novembre 2009

Oman National Day


Il 18 novembre 2009 e’stata celebrata la 39esima festa nazionale dell’Oman. La data coincide anche con l’ascesa al trono dell’attuale sultano Qaboos bin Said che depose in maniera incruenta il padre Taymoor, esiliato poi a Londra. Da quel momento fu avviato un percorso denominato 'Renaissance' (rinascimento) di assoluto sviluppo della nazione sotto ogni aspetto; sociale, economico, culturale, soprattutto a favore dei propri cittadini.
Il colpo di stato si era reso necessario in quanto il vecchio sultano, che risiedeva a Salalah, preferiva condurre una vita ritirata all'interno del suo palazzo rifiutando di condurre l’Oman verso un percorso di ammodernamento. I sudditi languivano afflitti dalla malaria, senza infrastrutture o scuole, e nemmeno i vantaggiosi investimenti della nascente industria del petrolio e del gas - legata ai giacimenti locali - suscitavano in lui interesse.
Il giovane Qaboos si era gia’trasferito in Inghilterra dove aveva frequentato un collegio militare e successivamente l’accademia militare, per poi prestare servizio qualche anno nell’esercito britannico di stanza in Germania. Non e’un segreto, lo dicono anche le guide turistiche, era il governo britannico a consigliare, supportare e coordinare gli avvenimenti, circostanza verificabile anche negli altri Paesi del Golfo, dove i cittadini britannici godono di particolari status.

Non esistono molte biografie tranne quella ufficiale compilata da un oscuro biografo russo e sviscerare i dettagli della storia contemporanea dell’Oman in maniera oggettiva richiede accesso a piu'materiale e maggiore approfondimento delle fonti documentarie.
Forse sullo scacchiere mondiale il peso dell'Oman e’ esiguo, ma la nazione e’prospera, pacifica e accogliente. La societa' omanita ha una forte struttura tribale e bisogna tenere conto che le tribu’ locali hanno una storia millenaria legata soprattutto alla corrente islamica ibadita, alla quale appartengono, oltre ad una nutrita comunita' sciita.
Il culto ‘abadi’ , originario di questi territori, e’ caratterizzato dalla proclamazione dell’uguaglianza tra le genti di fronte ad Allah e dal rifiuto di riconoscere privilegi. Avro' occasione di scrivere ancora, ma intanto mi piace ammirare il sultano nella sua allure unica e maestosa, con l'ex principe del Kuwait Jaber Al Sabah e in una foto storica e speciale - da dedicare proprio ad un cultore della materia - , a colloquio con l'indimenticato presidente egiziano Anwar Elsadat.

venerdì 20 novembre 2009

Ispirazione

Ogni danzatrice appassionata conserva nel suo repertorio una coreografia di questo splendido brano, 'Aziza', di Mohammed Abdul Wahab (1901 - 1991) un compositore egiziano autore delle piu' belle ballate della musica araba contemporanea. Qui lo ascoltiamo nella versione di Hossam Ramzy; il video contiene sequenze in bianco e nero tratte da film egiziani d'epoca con le dive indimenticabili della danza, Samia Gamal, Tahia Carioca, Naima Akef, Sohair Zaki... Indossate una cavigliera d'argento e volteggiate con il doppio velo, qualunque sia la tecnica, la melodia e' incantevole e fara' emergere l'improvvisazione. Se non c'e' un sultano per il quale danzare non fa differenza, la danza e'per noi stesse, sempre.


martedì 17 novembre 2009

Al Raqesa, La danzatrice

Pierre Louis Bouchard 'Les almees'

La danzatrice – Khalil Gibran

Per un giorno, la corte del principe invita una danzatrice
accompagnata dai suoi musicisti.

Ella fu presentata alla corte,
poi danza davanti al principe
al suono del liuto, del flauto e della chitarra.

Ella danza la danza delle stelle e quella dell'universo;
poi ella danza la danza dei fiori che vorticano nel vento.
E il principe ne rimane affascinato.

Egli la prega di avvicinarsi.
Ella si dirige allora verso li trono
e s'inchina davanti a lui.
E il principe domanda:

"Bella donna, figlia della grazia e della gioia, da dove viene la tua arte?
Come puoi tu dominare la terra e l'aria nei tuoi passi,
l'acqua e il fuoco nel tuo ritmo?"

La danzatrice s'inchina di nuovo davanti al principe e dice:

"Vostra altezza, io non saprei rispondervi,
ma so che:

L'Anima del filosofo veglia nella sua testa.
L'Anima del poeta vola nel suo cuore.
L'Anima del cantante vibra nella sua gola.
Ma l'Anima della danzatrice vive in tutto il suo corpo."


Un pittore orientalista ci regala la sua versione delle leggendarie almees, le danzatrici che offrivano la propria arte fuori dai palazzi e dalle corti, accompagnate dai loro musicanti. Il poeta libanese Khalil Gibran ne dipinge l'incanto. Per tutte le amiche danzatrici, domani in Oman si festeggia il compleanno del sultano!

sabato 14 novembre 2009

Consiglio tribale



Un canale televisivo omanita trasmette un collage di immagini del recente viaggio del sultano Qaboos Bin Said per incontrare alcuni sheikh, i capi tribu’di qualche provincia dell'Oman. L'incontro si svolge in un plateau in pieno deserto, nei pressi delle tende dell'accampamento reale dello stesso colore caldo della sabbia, forse il consiglio tribale, - majilis -, si svolga all'alba dopo la preghiera collettiva.

A terra c’e’ un grande tappeto di stuoie di paglia: il sultano siede su un semplice sgabello di legno bianco, di fronte a lui uno sgabello uguale. Alle sue spalle una schiera compatta di guardie del corpo. Il majilis e’affollato ma disciplinato, a rappresentare il governo ci sono anche alcune donne. Gli uomini si vestono tutti allo stesso modo, nel costume tipico omanita formato da una lunga dishdasha bianca, o color sabbia, oppure ocra, il turbante di cachemire a stampa floreale fasciato intorno al kumma, il copricapo ricamato. La cintura di corda e di pelle legata in vita regge le cartucce per la caccia e il khanjar in un fodero d’argento, (il pugnale omanita). Poi, i fucili da caccia e il bastone da pastore decorato con foglia d’argento.


Sua Maesta’ e’ misurato, un leggero tocco di colore il suo turbante giallo, semplicissimo. Siede appoggiando le mani raccolte sul bastone da pastore, sottile, tra le dita affusolate riesco a notare un anello dalla pietra scura e ovale al mignolo della mano destra. Ascolta in silenzio e con disponibilita’ gli sheikh che si alternano al suo cospetto, ognuno parla per un paio di minuti, con flemma, pacatezza, senza gesticolare. Niente fogli, ne' cartelle o cerimoniali. A destra del sultano siede un segretario che prende nota. Ha un piccolo blocco per appunti e una penna, ad ogni colloquio il sultano scambia poche parole e pochi cenni del capo. Il segretario prende solo brevi appunti. Forse viene assegnato del denaro.


Talvolta la camera indugia su un primo piano del volto disteso e dai lineamenti regolari. La pelle ambrata che rivela le origini swahili, la barba scolpita, gli occhi neri, la figura tonica. Sicuramente pratica yoga, ammesso dall'Islam, e forse arti marziali.Poi un discorso, semplice. E’un sultano che si rivolge ai suoi capi tribu’, si parla di risorse, di palme, di pesca, della storia del Paese, in arabo classico impeccabile. Le immagini si concludono con la carovana di auto fuoristrada che serpeggia tra le tende e in testa l'auto del sultano, lui stesso alla guida.


Il nome Qaboos e’ insolito e si tratta di un termine in arabo classico. Una fonte lo segnala come nome di un antico re di epoca preislamica, ma mi dicono che l'unico contesto in cui si trova la radice e’ una sura del Corano. La parola viene pronunciata da Mose’ nel presentimento che Dio sta per inviargli un messaggio, e fa riferimento ad una 'buona notizia' (qabas). Una nota personale, affatto secondaria nell’Oman della magia: il sultano appartiene al segno zodiacale dello Scorpione, mai cosi’appropriato per i deserti d’Arabia.

venerdì 13 novembre 2009

Bandiera e stemma dell'Oman



Le fonti ufficiali dicono poco, il Sultanato dell'Oman e' una nazione giovane. La bandiera attuale e'stata perfezionata nel 1995, con tre bande orizzontali di eguale misura; in alto il bianco a significare pace e prosperita', poi il rosso in ricordo di battaglie contro invasori stranieri e infine il verde per la ricchezza di Jebel Akhdar (la Montagna Verde). Nell' angolo in alto a sinistra, nel settore verticale completamente rosso e'raffigurato lo stemma della dinastia Albusaidi che risale al diciottesimo secolo. E' formato da due spade incrociate alle quali si sovrappone il khanjar, il pugnale omanita, e si completa dalla fibbia di una cintura. Quest'ultima e'parte del costume tradizionale maschile ed e' in genere di corda e di pelle, gli uomini la indossano nelle occasioni ufficiali per reggere il khanjar su un fianco, ma in occasioni piu'mondane la sostituiscono con una pashmina di cashmire legata in vita.

lunedì 9 novembre 2009

Muscat bossanova




Da giorni mi accompagna 'Oba Oba' una lenta e tenerissima bossanova con la voce di Luiz Bonfa' e Astrud Gilberto, gentile come un soffio di vento tropicale. E' una ninna nanna, ascoltatela un po' la sera e...che i vostri sogni siano davvero d'oro.





sabato 7 novembre 2009

Gente di Dubai


Sheikh Mohammed Aal Maktoum, principe di Dubai e vice presidente degli Emirati Arabi Uniti

Il nostro fine settimana ci fa volare a Dubai in visita ad amici. Meno di quaranta anni fa era solo un villaggio di pescatori, una terra di nessuno conosciuta come Trucial Oman, in tregua tra il Sultanato e le tribu' arabe locali. Finche'un capo tribu', Sheik Zayed, riuni' sette emirati (emir in arabo significa 'principe') per dare vita a Elimarat Elarabeya Elmottaheda, gli Emirati Arabi Uniti. Non avevano nulla, usavano rupie e francobolli indiani e chiamavano il denaro 'masari', cio' che viene dall'Egitto (in arabo 'Misr'). Al di la' del petrolio, Dubai e' una capitale finanziaria che si e'sostituita a Hong Kong dopo il timore di un influsso politico della Cina. Dubai e' una citta' efficiente, nuova, cosmopolita e libertina, e vale la pena di visitarla esattamente come New York o Sidney. Poiche' ci passiamo spesso, per me il poco tempo e' perfetto per room service, cioccolata calda, sali da bagno e cucina iraniana a cena.



Tamer e Emad, amici d'infanzia, chiacchierano nel loro codice alessandrino mentre si vaga in macchina distrattamente nel traffico fluido del venerdi'. La mattinata e' polverosa di sabbia dal deserto intorno alla citta'. Raggiungiamo Palm Island, l'arcipelago artificiale a forma di palma per catturare qualche foto della skyline che si affaccia sul Golfo, e poi ci addentriamo nella foresta di torri, (in arabo 'burj') a centinaia, nel quartiere di Jumeira. Sfido anche i quattro gradi sottozero di Ski Dubai, per fare un giro sulla vera pista da sci attrezzata con tutti gli impianti di risalita, il noleggio attrezzature, un parco pieno di bimbi che si tirano palle di neve, la pista per gli slittini e le grotte incantate con le statue di ghiaccio. Si dice che questo impianto consumi in un giorno una quantita' di energia equivalente all'energia consumata a New York in pari tempo. Il grande Mall of the Emirates che contiene l'impianto e' un sollievo nonostante la temperatura dell'aria climatizzata sempre intorno ai venti gradi. Ma niente shopping, c'e'Burj Dubai che ci aspetta, l'edificio piu' alto del mondo che verra' ufficialmente inaugurato a dicembre dopo dieci anni dall'avvio della sua costruzione. Allora verra' svelata la sua vera altezza compresa tra gli ottocento e i novecento metri di acciaio, cristallo e alluminio.
Un detto del Profeta indica i segni del giorno del giudizio secondo l'Islam; a grandi linee '...troverete gli scalzi, i nudi, i pastori che fanno a gara per chi ha l'edificio piu'alto...'. Chissa'. Intanto, questa citta' imponente e tutte le altre metropoli d'Arabia non potrebbero esistere senza le centinaia di migliaia di operai indiani, bengalesi, pakistani, nepalesi, srilankesi che giorno e notte, per anni hanno creato con le loro mani cosi' tanta grandezza. Qui sono loro la gente di Dubai.


domenica 1 novembre 2009

Khaliji abaya n.2



L’abaya nera che si indossa nelle capitali del Golfo trasforma le donne in femmes fatales, soprattutto qui nel Sultanato; passo regale, gesti lenti, sguardo che sfugge oltre, indifferente.
Ho gia' acquistato una abaya anni fa a Dubai da Hanayen, leggerissima in crêpe di seta, ma qui a Muscat ho scelto un modello omanita ispirato ai costumi del Dhofar, a farfalla, grandi maniche chiuse sui polsi, una striscia di strass in vita. Piu’di quattro metri di raso di seta pura, nero lucido, lungo strascico e polsini di strass. Velo coordinato in georgette con profili di cristalli swaroski, cuciti uno ad uno dal sarto bengalese con il metro al collo e gli occhialetti sul naso che svolazzava soddisfatto che una sua creazione artigianale piacesse tanto. Infine, l'arte di avvolgere il velo, intorno ai capelli raccolti con un clip di piume e strass.



Venerdi' pomeriggio tra le architetture della Grande Moschea Sultan Qaboos di Muscat.