martedì 28 settembre 2010

Robabekia d' Egitto

Alexandria corniche

Si rideva oggi in macchina ascoltando vecchie canzoni egiziane piene di parole goffe.
Molti termini del dialetto egiziano sono prestiti dall'italiano e sono entrati a fare parte di uno slang che non esce quasi mai dal perimetro del Cairo o di Alessandria, percio' se avete studiato arabo all'accademia non fatevi illusioni, una volta arrivati li' dovrete arrendervi al codice cifrato dell'aameya masreya (letteralmente dialetto egiziano) elevato ormai al rango di lingua ufficiale, e ricominciare a studiare daccapo.

La comunita' italiana in Egitto nel Novecento era consistente ed operosa e molti egiziani hanno frequentato le scuole italiane che ancora oggi sono attive nelle due citta'.

Forno, nonna, cambiale, (La nonna brucia la cambiale nel forno)...sono solo alcuni esempi, ma non e' tanto la parola bensi' il modo di pronunciarla: /o/,/a/, /e/,molto chiuse, /n/ ed /m/ nasali accentuate, /p/ non e' un suono presente nell'arabo che viene sostituito con /b/. Insomma, l'esito finale e'uno spasso... Tutto cio' riguarda solo gli egiziani pigri pero', non quelli che parlano perfettamente sei lingue!

Un altro esempio? ''La Robabekia". La robabekia e'un grido che annuncia l'arrivo di un carretto di legno spinto a braccia o a forza d' asino, che raccoglie le cianfrusaglie delle quali ci vogliamo liberare: mobili, televisori, suppellettili e carabattole varie. La fatica spinge a risparmiare fiato, e cosi' robabekia diventa anche solo bekia, e quando il carretto passa a meta' mattina o nel tardo pomeriggio il rigattiere grida 'bekiaaaa, bekiaaaa' come un asino che raglia, e il richiamo va a sovrapporsi alle trombette dei venditori di zucchero filato rosa.


In Egitto la robabekia e' un istituzione, un simbolo romantico di un mondo che svanisce, e cosi' anche il piu'grande coreografo di danze egiziane Mahmoud Reda ha voluto ricordarla nel titolo di un musical che e'stato presentato quest'anno anche in Italia con grande successo.



Ma non finisce qui...oltre alla robabekia c'e' l'inquietante ricordo dei 'raccoglitori di spazzatura', gli zabaleen. Fino a qualche tempo fa nella nostra casa di Alessandria due vecchietti risalivano le cupe scale interne del palazzo, quelle di servizio, - su su fino all'attico panoramico -, bussando alle porte delle cucine per raccogliere i sacchi di rifiuti. Salivano lenti, in silenzio, e annunciavano il loro arrivo con un filo di voce sepolcrale dicendo 'zibela' (in dialetto, spazzatura). Lo spavento era terrificante, perche' il loro arrivo era silenzioso e imprevedibile anche a tarda sera. Per pochi spiccioli si portavano via le immondizie ma il loro aspetto era cosi' sepolcrale...credo siano morti, o messi in fuga da Mesh Mesh, il ferocissimo gattaccio rosso che avevamo adottato, il terrore felino delle scale di condominio. Trascinava i suoi rivali sui terrazzi interni e li sfidava in battaglie facendo cadere nel vuoto per 12 piani ogni barattolo, scatolone o bottiglia d'ingombro.


La scomparsa di Mesh Mesh e dei due zabaleen rimane un giallo, e'stato forse un complotto di condominio? Il segreto lo conosce solo il bawab, il potentissimo concierge, signore delle scale, del citofono e dell'ascensore.

sabato 25 settembre 2010

Allah al shafy - Gap culturale in Oman



Da qualche giorno ho appreso indirettamente che un collega omanita ha un bimbo di 18 mesi con problemi di salute. Gia' dopo pochi mesi dalla nascita il piccolino 'parlava', diceva cose incomprensibili e poi sveniva, ed ora i sintomi si sono aggravati. Sembra 'parlare' e dire cose impegnative per la sua eta', dopodiche' perde conoscenza. Non appena ho sentito questo racconto ho intuito che si trattava di qualche anomalia neurologica che andrebbe seguita a lungo da uno specialista. Il giovane papa' omanita sostiene che in effetti i medici hanno visitato il bambino ma che 'non hanno fatto nulla, hanno dato delle medicine che non servono a niente'.

Ma certo, nel suo cuore ingenuo vorrebbe che il figlioletto guarisse subito, perche' secondo la sua mente spiccia, a questo servono i dottori, e le loro cure. Cosi' ha pensato bene di portarlo dall'esorcista. Dietro pagamento lui prega, legge il Corano e assegna rituali da eseguire a casa.

Appena l'ho saputo avrei voluto parlare direttamente con Badr, ma una chiacchierata impegnativa con Tamer e non poche divergenze di opinioni mi hanno fatto desistere, per il momento. Non si tratta di mettersi le mani nei capelli a sapere che il collega omanita va dall'esorcista per curare una malattia: queste cose succedono anche in Italia. Avevo invece bisogno di una vera ed efficace mediazione culturale perche' Badr, che e' una mente semplice, vive in un villaggio fuori citta' molto chiuso nelle tradizioni e non avrebbe accettato la mia intromissione, ne' avrebbe compreso il messaggio malgrado l'estrema sensibilita' con la quale avrei affrontato l'argomento; tra le altre cose, proprio quel giorno il quotidiano Muscat Daily aveva presentato una nuova equipe medica specializzata che opera a Muscat in questo settore, soprattutto pediatrico. Non mi sembrava vero, era proprio cio' di cui il bimbo aveva bisogno!

Cosi' il confidente del dramma ha colto il mio trasporto emotivo ed ha cercato di mediare purtroppo senza risultati. Badr era irremovibile; no! no! 'i medici sono tutti stupidi', Questa e'stata la risposta ricevuta dal mio gentile intermediario.

Ora Badr si affanna a preparare pozioni e bicchieri di acqua benedetta, per lui e per il bimbo. L'esorcista sostiene che il piccolo e' posseduto da un djinn maligno. Se nulla cambiera', dovra' rivolgersi al piu' potente cacciatore di djinn, cosi' mi ha riferito il diplomatico messaggero al termine della sua missione.

Ci vorra' tempo per saldare questo gap culturale, non quello tra Badr e me, ma lo spazio mentale tra Badr e il resto del mondo, o anche del suo stesso Paese. Spero solo che cio' avvenga in tempo per aiutare quella piccola creatura indifesa. Per paradosso, qui in Oman si dice Allah al shafy, Dio e' il guaritore.

martedì 21 settembre 2010

Asdaa'Musiqiyah, Echi musicali a Muscat



Vorrei segnalare una piacevole iniziativa appena avviata a Muscat che si intitola 'Asdaa' Musiqiyah', Echi musicali, ed e'un festival di arte, musica e spettacolo che si svolge tra il 20 settembre e il 21 dicembre 2010. Il programma degli eventi e' piuttosto ricco ed e' la prima volta che nel Sultanato dell'Oman possiamo assistere ad eventi cosi' prestigiosi: orchestre sinfoniche internazionali, compagnie di balletto e musicisti e cantanti del repertorio arabo classico.
Ho gia'scelto le serate interessanti, ma purtroppo non posso fare previsioni, spesso le esigenze di lavoro ci trattengono fino a tarda sera, ma poiche' amo la danza non vorrei mancare alle serata di Al Kindi Ensamble 'The sufi path of love' meeting of Istambul Whirling Dervishes & Syrian Qaderi Sufis e di Antonio Navarro Dance company 'Flamenco Oriental'. Sopratutto perche' oltre alla passione della danza orientale ho studiato anche flamenco, e nella danza del ventre e' nata la nuova scia del 'flamenco arabo' che non ho ancora provato. In questo modo comincero' alla grande!
Infine 'Fire of Anatolia', uno spettacolo di danze tradizionali turche.

Ecco l'elenco completo del cartellone dal sito della Royal Opera House Muscat.

lunedì 13 settembre 2010

Ritorno in Oman



Per force majeure ho trascorso diverse settimane lontano da Muscat: ferie, Ramadan, trasloco nella nuova casa vicino al mare, non aspetto altro che di ritornare al sole del deserto. A Gorizia, la mia citta', l'aria di settembre si e' fatta frizzante e la sera sono gia' immersa in un bagno caldo e profumato a pensare; partiro' tra qualche giorno e mi mancheranno i biscotti della mamma e la sua marmellata di mirtilli, ma la noia cominciava a diventare insopportabile. Stavo quasi per imitare la gatta di casa, che per gioco strappa la coda alle lucertole tramortite di paura e poi se le mangia, ormai immune al loro veleno!

domenica 5 settembre 2010

Kitab Al Asnam - Il libro degli Idoli


A Baghdad, nel corso dell VIII secolo, il dotto islamico Hisham Ibn al Kalbi compilo' un trattato sulle divinita' dell'Arabia antica intitolato Il libro degli Idoli . Il manoscritto ritrovato in epoca ottomana si sofferma a lungo sulle tre Gru, cosi erano conosciute, le supreme divinita' femminili Allat, Manat e Al Uzza, cancellate dalla rivelazione dell'Islam ma mai dimenticate. I rituali un tempo dedicati ad esse e descritti in dettaglio dal trattato, - come l'adorazione della pietra nera e il giro di devozione intorno alla Kaaba - furono assorbiti dall'Islam. Il libro degli Idoli riporta anche versi di poemi e giuramenti d'amore pronunciati in nome delle tre Dee. E poi ancora, pochi frammenti su Wadd, il dio della luna e dell'amore, sacro alle tribu' e ai regni dell'Arabia occidentale. Il serpente era il suo simbolo.


Ecco l'unica traduzione esistente: The book of Idols


mercoledì 1 settembre 2010

Danza delle Spade


Almee (danzatrice di corte in Egitto) con le spade, dipinto orientalista

Si dice che la danza delle Spade, in arabo raks al saif, sia una danza sacra.

Molte teorie si intrecciano sulle origini incerte di questa danza femminile. La Spada è uno dei simboli più ricchi di significato in tutte le tradizioni culturali e rappresenta il potere che esercita la sua forza benefica, usata in purezza e nobiltà di intenti. La Spada è l’insegna di virtù e bravura, di giustizia, dignità e fede. Molte storie antiche hanno come protagonista un guerriero e la sua spada, ho letto anche di danze indiane dove la spada simboleggia l'anima, ma nella danza orientale si dice che renda omaggio alla Dea mesopotamica Ishtar, la divinita’che genera la vita, Dea della luna, della natura e della guerra, oppure ancora, a Neith, dea della guerra nell'Egitto faraonico. La Spada simboleggia la potenza della Dea, che protegge i deboli e apre il cammino.
E' una danza ipnotica legata allo spirito marziale femminile. La sua attrattiva consiste nell’abilita’ della danzatrice di tenere la spada in equilibrio sulla testa, sul petto, sui fianchi e sul ventre, mentre si eseguono movimenti delicati e sinuosi, una dimostrazione di forza interiore, dove la danzatrice non si lascia assoggettare nella mente o nell'anima dalla forza maschile richiamata dalla spada.


Donna che danza con la spada (1919, Arabia Saudita)

Per quanto riguarda la documentazione recente di questa danza, alcune fonti riportano di storie riguardanti milizie napoleoniche in Egitto e danzatrici gawazee che danzavano con le loro spade in equilibrio sulla testa. Altri racconti spostano questo fatto negli harem della Turchia ottomana e nel folclore turco, assieme alla danza maschile con i pugnali.



A questo punto vorrei aggiungere la mia intuizione personale sulla sacralita’ di questa danza: nel tempio della dea Manat, (nei pressi dalla citta' di Medina), la divinita’ preislamica del Destino, era conservato un tesoro. Il Corano documenta in dettaglio la distruzione del tempio, e la presenza nel tesoro di due preziose spade. Ali, il cugino di Maometto, le consegno’al Profeta, che a sua volta gliene fece dono. Ancora oggi, in effetti, lo stemma dell’Arabia Saudita raffigura due spade incrociate che rappresentano la forza e la giustizia. Le due spade sottratte al tempio della Dea Manat si chiamavano Mikhdam (la tagliente) e Rasub (la penetrante).
E quasi sempre, due sono le spade delle danzatrici.

Ecco un video esotico ed essenziale:

http://www.youtube.com/watch?v=NIPj0Y86IiU