domenica 26 aprile 2009

Salalah




A sud, verso lo Yemen, Salalah si affaccia lungo una sconfinata spiaggia bianchissima. L’oceano si infrange libero perche’ non c’é alcuna barriera corallina; solo mare aperto fino all’Antartide.
Foreste di palme da cocco e piantagioni di banane e mango racchiudono la citta’e si diradano via via verso le vicine alture del Dhofar. Solo in questa regione da giugno ad agosto arriva il ‘khareef’, l’autunno tropicale; i monsoni rinfrescano il deserto e le vallate si ricoprono di verde lussurioso come una giungla, tra nebbie vaporose, torrenti e cascate alimentate da una costante pioggerella. Migliaia di turisti arrivano da tutta l’Arabia e per settimane il Salalah Festival offre occasioni di svago e intrattenimento ma ogni cosa svanisce d’incanto a settembre, al ritorno del sole.


Fuori cittá le montagne formano grandi falesie a picco sul mare e non possiamo mancare al Mughsail, il gayser che risucchia le onde quando si infrangono tumultuose contro le rocce; intorno alla grata si aspetta il fragore pauroso dell’acqua che risale altissima.

A Salalah si parla maggiormente swahili come traccia del legame delle tribu’ locali con lo storico sultanato omanita di Zanzibar; la citta’porto di Dhofar, ora scomparsa, per secoli vide passare mercanti e corsari in viaggio oltre l’Oceano, verso l’ India. Cosa trasportavano? Scopro alcuni dettagli da un librino pescato a Muscat, un estratto del Milione di Marco Polo (che fara' sosta a Dhofar) 'The Customs of the Kingdoms of India'. Nel viaggio di ritorno ci parla del ricchissimo regno di Maabar, costa sud est dell'India, 'questo paese non alleva cavalli. La granparte delle rendite annuali e' spesa per l'acquisto di cavalli...i mercanti di Hormuz e Kais, Dhofar, Shihr e Aden, tutte province che producono cavalli di razza, caricano le navi dei migliori esemplari e li esportano al re e ai suoi quattro fratelli. Alcuni sono venduti fino a cinquecento saggi d'oro, quando non valgono piu' di cento marchi d'argento. Il re ne acquista duemila e piu' ogni anno, e altrettanto i fratelli. Alla fine dell'anno non piu' di cento sopravvivono. Muoiono perche' malgovernati, e perche' non hanno veterinari. I mercanti non permettono ai maniscalchi di recarsi la' e sono appena contenti che i cavalli muoiano, per venderne altri al re'.




La regione dell’interno e’ la terra della mirra, la resina prodotta dagli arbusti spontanei di Boswellia. Dal punto di vista botanico pare che abbia il suo corrispettivo in certe regioni della Somalia. La leggenda vuole che gli arbusti non vengano coltivati; la gente del posto lo sa e custodisce l’arte millenaria della raccolta e della preparazione segreta di unguenti, profumi e incensieri. Non manca un pellegrinaggio alla smisurata tomba del profeta Giobbe, custodita presso una piccola moschea locale. Si dice che Giobbe appartenesse alla biblica stirpe dei giganti.




domenica 19 aprile 2009

Etiquette n. 3



Prendo spunto da un evento mondano di sapore fiabesco che ha avuto luogo a Muscat in questi giorni: gli unici due sultani al mondo si sono incontrati per firmare un memorandum di intesa e cooperazione commerciale. Dai brevi report di cronaca locale in lingua inglese si puo' curiosare fra titoli e protocolli diplomatici in uso nei Paesi arabi e islamici.

MUSCAT — His Majesty Sultan Qaboos bin Said and Haji Hassan Al Bolkiah, Sultan of Brunei Darussalam, yesterday reviewed aspects of cooperation between the two friendly countries and ways of further enhancing bilateral relations in the interests of the peoples of the two countries. The session of talks held at Al Alam Palace Guest House was attended from the Omani side by His Highness Sayyid Fahd bin Mahmoud Al Said, deputy prime minister for the Council of Ministers...; His Majesty the Sultan yesterday hosted an official dinner in honour of Sultan Haji Hassan Al Bolkiah and his delegation. The dinner was attended by their Highnesses, chairman of Majlis Al Shura, ministers, advisers, commanders of the Sultan’s Armed Forces and Royal Oman Police, members of the State Council and Majlis Al Shura, undersecretaries, members of the Diplomatic Corps accredited to the Sultanate, ambassadors at the Foreign Ministry, sheikhs and dignitaries of Muscat Governorate...



Sultan in effetti significa imperatore, mentre ‘Haji’ nel mondo islamico indica per rispetto una persona che ha fatto il pellegrinaggio alla Mecca. Esiste anche la versione femminile ‘Hagga’ e questi termini sono usati comunemente, in famiglia e con le persone anziane. In Oman il sultano ha scelto il termine sayyid per indicare i principi della famiglia reale, e sayyida per le principesse. Da secoli la famiglia reale omanita appartiene alla stirpe Al Said, e' un po' un gioco di parole, significa 'il signore' e nessuno puo' portare lo stesso cognome, con imbarazzo per gli stranieri che di cognome fanno per esempio Elsayed, come noi! La grafia diversa dipende dalla traslitterazione dei caratteri arabi, che si prestano a piu' versioni. Altrimenti si direbbe amir, amira, oppure, come in altri Paesi del Golfo, sheikh, che nel mondo orientale indica il capo del villaggio, e in Arabia e' assai frequente proprio per la connotazione tribale della società. In Oman l'appellativo sheikh e' riservato ad alcuni ministri, ma puo' essere anche un nome di persona, con il suo corrispettivo femminile Sheika.

sabato 18 aprile 2009

Danza

Un'amica danzatrice, Lucia, raccoglie in un delicato diario le impressioni, gli appunti, le foto degli spettacoli e delle iniziative legate alla danza orientale che con passione ha promosso e organizzato negli anni a Gorizia e dintorni. Ricorda anche con piacere una serata 'omanita' al femminile, nella mia casa di Gorizia lo scorso anno, tra caffe' al cardamomo, boukhur, musica e souk orientale e una delicata mahallabya, -dolce di latte e farina di riso che avevo preparato per l'occasione, con aromi di pistacchi, mandorle e rosa.

Lucia e' molto amata dalle sue allieve e lei stessa si emoziona di stupore quando descrive l'affetto di amici, conoscenti, e spettatori coinvolti dal carisma gentile e femminile della sua danza. Mi svela qualche traccia di una prossima "Oasi della gioia' ...'Le grate alle finestre in questo villaggio al limite del deserto nascondono volti di donne imprigionati dalla tradizione... donne che, nell'immaginario, sono sempre bellissime come tutto ciò che è nascosto da un velo.......' So che Lucia non ha ancora attraversto il deserto, ma e' come se ci fosse nata e vissuta da sempre. Khalij non manchera' di segnalarlo, quando l'evento andra' in scena.
In Oman sono molto affezionata alla mia cara amica e maestra di danza Anubis Nirvana, una grintosa venezuelana che il destino ci ha fatto incontrare a Muscat, dove vive con la sua famigliola, il marito indiano e il piccolo Athilio.
Una piccolina e' attesa per giugno, me lei si scatena lo stesso soprattutto al ritmo dei suoi idoli Amr Diab e Hakim, per non parlare del turco dagli occhi azzurri Tarkan. (che ha fortunosamente incontrato a Miami). Del resto nessuno potrebbe rimanere seduto a meditare con questo ritmo...http://www.youtube.com/watch?v=hmwXYckeWSE




martedì 14 aprile 2009

Nizwa


Verso ovest, oltre la catena delle montagne di Jebel Akhdar e Jebel Shams (la Montagna Verde e la Montagna del Sole) l’oasi di Nizwa si raggiunge come un tesoro ricercato nel deserto, tra immense gole aspre e rocciose, dove si perde la proporzione dello spazio, delle distanze e del tempo. Nizwa era la capitale delle terre dei sultani d’Arabia quando l’approdo di Muscat forse ancora non esisteva. La citta’ si raccoglie attorno alla fortezza e alla sua Moschea Blu dalla cupola d’oro e di lapislazuli, dove periodicamente una consulta locale si riunisce per un consiglio tribale. A mezzogiorno gli uomini si avviano per la preghiera; in abaya nera vago tra vicoli senza tempo e case abbandonate, e al riparo dal sole sotto le volte del mercato. Un vecchino mi spiega a gesti l’uso dei mattoncini di legno di sandalo profumato da strofinare su graffi e ferite.


Un gruppo di giovani spavaldi con gli occhi neri di kajal e i pugnali khanjar legati ai fianchi armeggiano intorno a qualche fucile per la caccia, nella stessa bottega dove cerco gioielli d’argento. Gli spari di prova si amplificano tra le arcate del souk. Sotto il sole, che sia la luce bianca, chiara e mattinale o piu’vaporosa del pomeriggio, gli edifici assumono il colore del paesaggio. A queste latitudini tropicali il tramonto arriva presto, niente ombre lunghe; cupole, torri e fortezze di sultani scompaiono veloci nella notte. Spuntano subito le stelle, molte meteore favillano improvvise.


Nizwa ci trattiene ancora prima del ritorno a Muscat per una sosta in un’ oasi, dove l’acqua cristallina delle sorgenti locali scorre nei canali scavati in pietra detti falaj, propri del deserto dell’Arabia orientale. Che paesaggio incantato e silenzioso per un pic nic sull’erba del palmeto, con formaggio bianco di capra, pomodori, cetrioli e pane appena sfornato. Durante il suo viaggio dal Marocco alla Cina, prima ancora di Marco Polo, Ibn Battutah passo’di qui intorno al 1325:"We set out therafter for the land of Oman, and after travelling for six days through desert country we reached it on the seventh. It is fertile, with streams, trees, orhcards, palm groves and abundant fruit of various kinds. We came to the capital of this land, which is the city of Nazwa - a city at the foot of a mountain, enveloped by orhcards and streams, and with fine bazaars and splendid clean mosques. Their womenfolk, however, are much given to corruption, and the men show no jealousy nor disapproval of such conduct." Il racconto continua e svela sorprese, ma sono troppo pigra...

lunedì 6 aprile 2009

Muscat di notte


Nei dintorni di casa si trovano due night club curiosamente dislocati in un quartiere senza alberghi soprannominato Central Businness District: banche, ministeri, camera di commercio, la borsa, uffici e compagnie aeree. I due locali cominciano a riempirsi a tarda sera; quattro o cinque ragazze, ferme su un palco, si limitano a ciondolare annoiate e inespressive, con una lentezza che solo le donne arabe conoscono, assecondando la musica. Chi indossa una minigonna nemmeno tanto discinta, chi un abitino colorato, qualcuna osa un top sbracciato. Attorno, omaniti devoti e intontiti da birra e superalcolici cantano e ballano da soli. Inebriati, regalano rose, mance e biglietti da visita nella speranza di una telefonata...e’un copione piuttosto risaputo in questi Paesi.

Le fanciulle vivono nella mia stessa palazzina. Alle nove di sera un autista passa a prenderle e le accompagna al locale, che dista nemmeno cento metri, lasciando in ascensore tracce di profumi e paillettes. Verso le due le riaccompagna a casa. L’autista le chiude dentro, a chiave, e se ne va. Tornera’la sera a riaprire. Si, proprio chiuse in casa, a chiave. Ma questo alle ragazze non importa assolutamente nulla, ed e’un recente provvedimento (anche se non proprio codificato) per limitare il dilagare della prostituzione. Le piu’fortunate alloggiano negli stessi hotel nei quali si esibiscono. L’appartamento al secondo piano ha un ampio terrazzo. Quando non lavorano, un via vai di ragazzotti in jeans si aggira sotto le finestre e nel parcheggio, finche’con indifferenza un’inquilina si affaccia per pochi secondi appoggiandosi al davanzale e...- visto con i miei occhi - ooops lo spallino della maglietta cade e la fanciulla si sporge maliziosa guardando altrove. Non succede altro.

Una o due volta a settimana si fa la spesa: lo sponsor fornisce cellulare e credito. Arriva l’autista, di solito nel primo pomeriggio e le accompagna al mall, dove a volte le incontro. Libanesi, marocchine, egiziane dai modi rudi e sbrigativi, si riempie il carrello, si carica in auto e si torna. Un pomeriggio le ragazze si trovavano nella mia stessa profumeria, ad un certo punto, l’ammutinamento. Fuori, nel corridoio, il corpulento accompagnatore, come un eunuco, vigilava a braccia incrociate, o impegnato al cellulare...signor Walid, possiamo vedere i jeans nuovi? Signor Walid, possiamo prendere un gelato, possiamo vedere le scarpe? Come moscerini, una dopo l’altra le ragazze si disperdevano in tutte le direzioni facendo impazzire l’autista che e’stato udito gridare: Basta! Tornate qui! Dovete stare tutte unite!
Gli omaniti folli d’amore vogliono sposare le danzatrici - e spesso lo fanno. Alcune rimangono in Oman, altre, come si usa, tornano in Egitto o in Marocco e ricevono la visita del marito, poligamo, una o due volte all’anno.
Talvolta Tamer raccoglie i drammi d’amore dei colleghi omaniti. ''Che tragedia! Fifi sta per tornare in Marocco! Come faro’senza di lei? Come posso fare per sposarla?'' Bisogna avere il benestare del sultano. Alcuni si ingegnano per trasformarle in tate per i propri bimbi, ma le fanciulle sono furbissime: un anello al dito, nel Golfo, vale una fortuna.



mercoledì 1 aprile 2009

Baklawa, basbousa, kunafa

Che dolcezza la baklawa dai fiocchi di sfoglie, finissime e burrose, ripiene e ricoperte da granella di pistacchi e di nocciole. Una volta sfornata si cosparge di sciroppo di acqua, zucchero e succo di limone, come la basbousa di semolino cotta nei grandi vassoi circolari e tagliata a losanghe, e ancora, la kunafa, colata sulla piastra come un filo di seta annodato in matasse leggere da infornare e farcire con fior di latte.

In Arabia e Medio Oriente questi friabili petit fours diventano irresistibili con il te alla menta (shay bil nanaa), da sorseggiare come fosse rosolio, caldo anche d’estate. Certo andra’ bene anche qualche sorso di sciroppo al tamarindo e acqua di rose, oppure un succo fresco di melograna.
Si mangiano a casa, dopo il pranzo, che in molti paesi arabi si fa alle quattro del pomeriggio. Raramente li troviamo nelle caffetterie o neí menu, ma abbondano negli strepitosi buffet orientali di ristoranti e alberghi, specialmente in occasione dell’iftar di ramadan, il pasto che rompe il digiuno dopo la preghiera del tramonto. E che dire dei qataief, mezzelune di pasta ripiena di marmellata, o dei loqmet elqadi , 'i bocconi del giudice', fritti e glassati di miele; c’e sempre bisogno di addolcire qualcuno!
Del resto gli uomini locali sono dei veri ghiottoni, sempre mollemente adagiati nei caffe' alle prese con torte e budini; tra le pasticcerie orientali qui a Muscat, Al rif Al Lubnani (la campagna libanese), Shahd Elmaleka (miele della regina) ad Alessandria, e al Cairo, nel quartiere di Heliopolis, Mandarin Qwedar.
Quando i dolciumi arrivano a Gorizia, c’e' una zia che li nasconde in una dependance in fondo al giardino per tenerli lontani, ma poi fa la spola senza sosta con un vassoio...