sabato 14 novembre 2009

Consiglio tribale



Un canale televisivo omanita trasmette un collage di immagini del recente viaggio del sultano Qaboos Bin Said per incontrare alcuni sheikh, i capi tribu’di qualche provincia dell'Oman. L'incontro si svolge in un plateau in pieno deserto, nei pressi delle tende dell'accampamento reale dello stesso colore caldo della sabbia, forse il consiglio tribale, - majilis -, si svolga all'alba dopo la preghiera collettiva.

A terra c’e’ un grande tappeto di stuoie di paglia: il sultano siede su un semplice sgabello di legno bianco, di fronte a lui uno sgabello uguale. Alle sue spalle una schiera compatta di guardie del corpo. Il majilis e’affollato ma disciplinato, a rappresentare il governo ci sono anche alcune donne. Gli uomini si vestono tutti allo stesso modo, nel costume tipico omanita formato da una lunga dishdasha bianca, o color sabbia, oppure ocra, il turbante di cachemire a stampa floreale fasciato intorno al kumma, il copricapo ricamato. La cintura di corda e di pelle legata in vita regge le cartucce per la caccia e il khanjar in un fodero d’argento, (il pugnale omanita). Poi, i fucili da caccia e il bastone da pastore decorato con foglia d’argento.


Sua Maesta’ e’ misurato, un leggero tocco di colore il suo turbante giallo, semplicissimo. Siede appoggiando le mani raccolte sul bastone da pastore, sottile, tra le dita affusolate riesco a notare un anello dalla pietra scura e ovale al mignolo della mano destra. Ascolta in silenzio e con disponibilita’ gli sheikh che si alternano al suo cospetto, ognuno parla per un paio di minuti, con flemma, pacatezza, senza gesticolare. Niente fogli, ne' cartelle o cerimoniali. A destra del sultano siede un segretario che prende nota. Ha un piccolo blocco per appunti e una penna, ad ogni colloquio il sultano scambia poche parole e pochi cenni del capo. Il segretario prende solo brevi appunti. Forse viene assegnato del denaro.


Talvolta la camera indugia su un primo piano del volto disteso e dai lineamenti regolari. La pelle ambrata che rivela le origini swahili, la barba scolpita, gli occhi neri, la figura tonica. Sicuramente pratica yoga, ammesso dall'Islam, e forse arti marziali.Poi un discorso, semplice. E’un sultano che si rivolge ai suoi capi tribu’, si parla di risorse, di palme, di pesca, della storia del Paese, in arabo classico impeccabile. Le immagini si concludono con la carovana di auto fuoristrada che serpeggia tra le tende e in testa l'auto del sultano, lui stesso alla guida.


Il nome Qaboos e’ insolito e si tratta di un termine in arabo classico. Una fonte lo segnala come nome di un antico re di epoca preislamica, ma mi dicono che l'unico contesto in cui si trova la radice e’ una sura del Corano. La parola viene pronunciata da Mose’ nel presentimento che Dio sta per inviargli un messaggio, e fa riferimento ad una 'buona notizia' (qabas). Una nota personale, affatto secondaria nell’Oman della magia: il sultano appartiene al segno zodiacale dello Scorpione, mai cosi’appropriato per i deserti d’Arabia.

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