lunedì 29 marzo 2010

Appello


Ricevo ora un sms da un'amica: 'my husband and his friends are helping indian immigrants at the indian embassy with water and food. You can help just doing the same, buy bottles of water and food and give to the immigrants at the embassy. God bless you'.

'Mio marito e i suoi amici stanno aiutando gli immigrati all'ambasciata indiana, con acqua e cibo. Puoi aiutare nello stesso modo, portando bottiglie d'acqua e cibo. Che Dio ti benedica'.

L'appello e' straziante anche perche' la temperatura supera ormai i quaranta gradi qui a Muscat. Che cosa succede? C'e'che in questi mesi e'un corso un programma di rimpatrio per tutti quei lavoratori immigrati che si sono trovati in condizioni di irregolarita'. Migliaia di persone stritolate nella macchina della burocrazia e che il ministero del lavoro, tutto sommato con prontezza, sta cercando di seguire dopo lunghi tavoli di confronto e di coordinamento con le ambasciate dei Paesi di origine, principalmente India, Pakistan, Bangladesh. I lavoratori sono stati invitati, anche con il passaparola, a registrarsi presso le ambasciate per rimanere in attesa di un aiuto concreto, basta essere reperibili con un numero di telefono. Ciascuno ha ricevuto un'attestazione da esibire in caso di controlli. Nessuna multa, ne' reclusione in campi, centri di espulsione, carceri.


La crisi economica e l'inasprimento della normativa di accesso al lavoro ha fatto aprire gli occhi alle istituzioni sul fatto che i lavoratori non sono merce da importare e lasciare abbandonata a se' stessa quando non servono piu'. La maggiorparte non dispone di denaro per pagarsi il viaggio, ne' piu' del proprio passaporto, consegnato all'arrivo in Oman alle agenzie di reclutamento - al di fuori della legge locale e delle convenzioni internazionali, che subdolamente lo restituiscono solo in cambio di denaro.
E'un tema sul quale tornero' soprattutto perche' coinvolge la violazione di ratifiche di diritto internazionale, della quale il Sultanato e'chiamato a rispondere se vuole raggiungere e mantenere i ranks di sviluppo, qualita', stabilita' e sicurezza ai quali aspira, e che sono motivo di richiamo di capitali e investimenti, oltre che di prestigio e di credibilita' sul piano internazionale.


Il quotidiano Muscat Daily, una nuova testata reattiva e aggressiva, titola oggi 'Embassies expect Ministry of Manpower to extend deadline'. Purtroppo la scadenza fissata e'imminente e sono state richieste delle deroghe.
Senza entrare nei particolari, l'Oman e'un Paese ad altissimo tasso di immigrazione, i lavoratori stranieri in tutti i settori rappresentano quasi il 60 per cento della popolazione residente.
Le ragioni sono infinite, storiche e culturali. L'antico impero che fondava molte delle sue ricchezze sul commercio degli schiavi, i suoi abitanti ostinatamente avversi al lavoro, il Paese in crescita e pieno sviluppo economico.

Nell'articolo di oggi in particolare un addetto dell'ambasciata filippina, afferma: 'ci sono molte donne, questa volta; la maggiorparte lavoravano come domestiche ma il loro visto e'scaduto o sono fuggite dai loro sponsors per vari motivi'.

sabato 27 marzo 2010

Oman - La danza del fuoco


Molto tempo fa in Shuwaymiyah viveva una bella donna di nome Shaifirah. Tutti sapevano della sua abilita’ nella danza, che ella aveva appreso dalla madre. In particolare eccelleva nella danza ‘Naash’ dove le donne muovono i loro lunghi capelli al ritmo della musica.

Un giorno alcuni menbri di una tribu’rivale, gli Al Harasis, invitarono le danzatrici di Shuwaymiyah ad un matrimonio. Le danze diventarono ben presto una competizione tra le due tribu’ e divenne chiaro che gli Al Harasis stessero vincendo. La loro danzatrice migliore, la giovane Budait, possedeva abilita’ superiori alle altre donne.

Le donne di Shuwaymiyah non volevano accettare la sconfitta, e la reputazione della tribu’ di Al Battahira era messa a repentaglio. L’unico modo certo che esse conoscevano per vincere era quello di chiedere a Shaifirah di danzare. Shaifirah aveva partorito una bimba da appena tre giorni e rifiuto’ di partecipare poiche' si sentiva ancora debole a causa del parto, ma le sue sorelle, orgogliose, non potevano accettare un risposta di rifiuto. Furono insistenti, finche’ Shaifirah cedette. Sentiva di avere un obbligo morale nel competere per salvare il nome della tribu’ dall’umiliazione.

Indosso’ rapidamente gli abiti per la danza, sali’ sul suo cammello e corse verso la gara.
Aveva l'aspetto di una donna posseduta da uno spirito quando ordino’ alle amiche di accendere alcuni rami nel fuoco. Lego’ i bastoncini ardenti attorno ai capelli ed entro’ nel cerchio della danza.
Shaifirah inizio’a danzare e a muoversi in una maniera che mai nessuno aveva visto.
I rami infuocati tra i suoi capelli lunghi ipnotizzavano la folla ed entrambe le tribu’ la circondarono con timore e ammirazione, incantati dalla sua bellezza e dal talento.
Ella si getto' in quella danza fiera ed estatica, crollando infine a terra priva di sensi.

La gara era terminata. Non c'era dubbio che la tribu’ di Al Battahira avesse vinto. Tutti furono d'accordo che Shaifirah fosse incoronata come la piu’ talentuosa e appassionata danzatrice dell’intera regione.


fiaba tratta da 'Omani Folk Tales'– traduzione Khalij

mercoledì 24 marzo 2010

Mahallabya di primavera


Gia' diverse volte ho accennato a questo semplice blancmanger molto diffuso nel Levante e in Egitto. La mahallabya e’un dolce a base di farina di riso, che una volta rassodato e’simile alla panna cotta ma dalla consistenza piu'compatta e dal gusto delicato. Va mescolato a fiamma bassa come un budino, con latte e zucchero e qualche stecca di vaniglia che acquisto al souk. Quando torno in Italia lo preparo almeno una volta e prima di viaggiare acquisto in anticipo gli ingredienti che so di non trovare nella mia piccola cittá di provincia e nei suoi dintorni, per esempio l'acqua di rose e l'acqua di fiori d'arancio. La qualitá migliore viene dal Libano e si trova in bottiglie di vetro da mezzo litro. Evito invece quelle provenienti dall’India, nelle bottigliette di plastica opaca e dal sapore sintetico. Ho cercato in giro una ricetta soddisfacente ma per ora ho trovato questa:

Mouhallabieh
1 litre de lait
100 g de farine de riz ou maïzena
125 g de sucre en poudre
25 g d'eau de fleur d'oranger ou d'eau de rose
Pistaches émondées
Prélevez un verre de lait auquel vous mélangez la farine de riz. Faites bouillir le lait avec le sucre. Une fois le lait bouilli , baissez le feux et ajoutez le mélange farine-lait. Mélangez bien et tournez jusqu'à épaississement (pas trop longtemps sinon ça donne du béton: même si ca vous paraït un peu liquide encore, sachez que ca épaissit en refroidissant et qu'il est toujours temps de réchauffer la préparation pour la refaire épaissir un coup...)Hors du feu, ajoutez l'eau de fleur d'oranger ou l'eau de rose. Versez dans des coupes et mettez au frais. Saupoudrez de pistaches concassées au moment de servir.


Preferisco utilizzare la miscela gia’ pronta, e con il tempo ho individuato la qualita’ migliore, anche questa prodotta in Libano. Manca pero' l' addensante; in pratica, nonstante la cottura e il raffreddamento la miscela rimaneva liquida, e allora aggiungo i fogli di colla di pesce ammorbiditi o la gelatina in polvere. Se avete degli ospiti musulmani osservanti sappiate che la colla di pesce puó contenere ingredienti di derivazione suina. Percio’ potete sostituirla con altri addensanti vegetali, per esempio le alghe ‘agar’.
Qualche ricetta considera solo l’amido di mais, ma secondo me la base e’sempre la farina di riso. Aggiungo l'acqua aromatizzata alla fine per evitare che il bouquet si dissolva con il calore. Mi piace versarla in una bella teglia di porcellana bianca con profili a fiorellini, che e’diventata la teglia per la mahallabya.
Si decora con i pistacchi tritati, oppure con la granella di pistacchi che acquisto in anticipo, perche’devono essere al naturale e non salati. Si puo’anche spolverare del cocco o dell’uvetta.
Ultimamente l’ho vista servita in miniporzioni nei classici bicchierini da te’, (gia’, perche’ dal Marocco all’Iran il te’ si serve nel bicchiere) ed e' proprio quello che faro’ la prossima volta, dato che ne ho una collezione intera... Preparo la mahallabya il giorno prima e quando vengono le amiche in visita so che apprezzano molto; non ci sono trucchi o segreti, semplicemente trovo il momento migliore per prepararla: la sera, senza limiti di tempo, mentre ascolto musica e la mente e’ libera da pensieri. Gli ingredienti si mescolano meglio e lo zucchero e' piu' dolce.

sabato 20 marzo 2010

La rosa di Hafez


Oh Rosa,
Ti ho cercata
Tra tutte le rose,
Ma non ti ho trovata.
Ho patito, ho gridato, ho urlato,
Girovagato
Da una terra a un'altra
Nell'immensità.
Alla fine ti ho trovata
Quieta, addormentata
Nel mio cuore.

Un tenero ghazal del poeta medievale Hafez, che gli iraniani amano leggere quando celebrano il capodanno persiano. Nowruz corrisponde all'equinozio di primavera, che si celebra anche in Oman nella comunitá sciita.
Qualche sera fa da Shiraz, fra le tante ricette persiane a base di melograno portafortuna ho trovato un dessert delicato, un sorbetto con acqua di rose, gelato allo zafferano e sciroppo di rosa, dolcissimo e profumato. Buon anno a tutti!

martedì 16 marzo 2010

Wahiba Sands


Le Sabbie di Wahiba si estendono ai margini del leggendario Quarto Vuoto, che in Arabia si chiama Rub‘ al-Khālī ed e'il deserto di sabbia piu' grande e inesplorato della Terra.
Quando si arriva a Wahiba Sands le montagne si lasciano alle spalle e il deserto inizia all'improvviso lungo il bordo di un antichissimo wadi (un guado). Il terreno passa di netto dal grigio piatto dei ciottoli alle dune di sabbia rossa, la nostra guida Salem ha detto che non piove da cinque anni, prima le piogge fermavano il deserto ma ora le dune avanzano due metri ogni anno.
Questo luogo e'veramente una frontiera dell'Arabia, ci vivono le tribu'nomadi dei Wahiba, ed e' anche una terra ricca di richiami biblici, come tutto l'Oman, a partire dai bizzarri e misteriosi nomi arabi dei villaggi.
Ma prima di tutto ci vuole un po di thrilling sulle dune, basta salire sui fuoristrada guidati da questi omaniti scatenati, che lanciano la macchina contro le dune ripide come un aereo in decollo, e poi le risalgono fino alla cima. E poi ne trovano una piu'alta e piu'ripida, si appostano in bilico qualche secondo e si buttano giu' con l'auto in verticale a tutta velocita'.
Dalle dune piu'alte la distesa di sabbia e' incommensurabile e per ammirarla bisogna sfruttare l'alba oppure attendere il tramonto, a piedi nudi sulla sabbia compatta, nell'aria limpida e silenziosa.
Adoro il deserto per il senso di sconfinata libertá, senza limiti, perche' non c'e' niente ed e' un luogo semplice ed essenziale ma 'pieno di vita': lucertole, insetti, scorpioni, serpenti, le capre, i cammelli, e poi gazzelle, uccelli, piccoli fiori invisibili, per trovarli bisogna cercarli, e aspettare.

Anche in questa occasione ho raccolto le foto nell'album Wahiba Sands, in particolare l'abito e gli accessori khalij provengono tutti dal souk di Muscat.




sabato 13 marzo 2010

Intorno al fuoco di Wahiba


Nel fine settimana ho trascorso una serata al campeggio nel deserto di Wahiba, a qualche ora di macchina da Muscat. Il tempo intorno al fuoco scivola con lentezza, seduti a bere te’ e chiacchierare, oppure a scrutare in silenzio il cielo notturno profondamente scuro.
Il cielo stellato e' spettacolare, ho visto anche le stelle piu' minuscole e colorate, la via lattea, le Pleiadi, qualche costellazione dello zodiaco, molte stelle cadenti, qualche satellite e tanti aerei in volo. Intorno al campeggio le sagome delle dune, visibili e immense, manifestavano la loro presenza anche nell'oscurita'.


E poi i nostri compagni di avventura, britannici, erano troppo goffi! Un gruppetto di teen agers scapestrati costruiva torce da agitare nell'oscurita', ma il vero leader era l'anziano nonno Peter, soprannominato da noi (in segreto) El Alamein, per il piglio da vecchio ufficiale e la scaltrezza nell'armeggiare intorno al fuoco. Piccolo e agile, vigilava il fuoco e per mantenerlo spostava i ceppi a mani nude tra le fiamme. Le sue tasche erano piene di gadget tra i quali una pila a manovella, e non redarguiva certo i nipoti per le torce infuocate, ma anzi, dava loro istruzioni lucide e minuziose come sanno fare con distacco solo gli inglesi anche davanti a giungle malesi, oceani infestati da pirati o nipoti malannosi (tenetele lontane dalle stuoie, verso il basso, in diagonale...).
A meta' serata una gentile nipote ha offerto a tutti i presenti gli spiedini in legno per infilzare i marshmallow da cuocere alla fiamma. Nemmeno io ho resistito a quei batuffoli gommosi di zucchero che una volta abbrustoliti per pochi minuti restano croccanti all'esterno mentre il cuore si scioglie, stucchevole come una mousse. Momenti di paura si sono avuti quando nonno Peter ha deciso di cuocere in piedi il suo spiedino di marshmallow. Hanno tremato tutti a vederlo cosi' curvo sul fuoco, con una mano in tasca, compresi i corpulenti olandesi del gruppo. Un niente e sarebbe finito con la testa nel falo'.


Per questa piccola parte del mio safari ho raccolto qualche immagine nell' album Wahiba Djinn, un po' confusa e dall' aspetto vagamente onirico a causa delle fotocamere danneggiate, o piuttosto di un djinn dispettoso. Presto ci saranno anche quelle del meraviglioso deserto.

lunedì 8 marzo 2010

Donne in Oman

Cosa fanno le omanite? Ecco un gruppo di vip che trovano sempre spazio sui giornali locali grazie alle loro attitvita', direi anche spericolate!

Laila, intrepida pilota di rally che gareggia con squadre maschili in campionati internazionali.

Fatma, giovanissima tennista qualificata al torneo di Wimbledon lo scorso anno. Il suo allenatore qui a Muscat e'italiano.

Maliha, ingegnere meccanico, lavora tra l'Oman e l'Indonesia sulle piattaforme petrolifere. La sua ambizione e' quella di diventare la prima donna ministro per il gas e il petrolio del Sultanato.

Sahar, avvocatessa con percorso accademico britannico, ha appena avviato il suo studio legale a Muscat e intende introdurre in Oman l'istituto del pro bono, vale a dire del 'gratuito patrocinio'.

Selma, tra i dirigenti di National Bank of Oman.

L'elenco potrebbe continuare all'infinito perche' Muscat e'una citta' molto dinamica malgrado l'aria pigra e sonnolenta degli uomini locali! Ci ha pensato Sua Altezza Aliya, una graziosa principessa omanita, che a fine marzo presiedera' l'annuale conferenza delle donne che operano nel campo economico/finanziario.



E quale sara' il loro segreto? Certamente le interviste a tutte queste donne mettono in risalto il grande sostegno e la collaborazione delle famiglie d'origine e dei rispettivi mariti, ma volendo scherzare, tempo fa, in una gioielleria, mentre sceglievo dei bijoux e' entrata una giovane omanita, della quale si intravedevano solo gli occhi, seguita da due ancelle di compagnia. Il gruppetto era silenzioso, la ragazza si appoggia al banco e senza parlare richiama il commesso in fondo alla sala, semplicemente schioccando le dita.

sabato 6 marzo 2010

Danza per me


A pensarci, non e’ poi cosi' difficile conquistare un 'uomo del golfo', anche solo per motivi venali; siate volitive e risolute, con grande spirito di avventura ma svelte, prima che lui si dissolva come un miraggio, stregato da qualche disinvolta fanciulla libanese. Gli uomini d’Arabia hanno pregi e difetti: glaciali, non tradiscono emozioni, sono tanto pragmatici quanto inconsistenti, molto galanti ma in fondo noiosi, riservatissimi e di grande generosita’. Possono rivelare insoliti slanci passionali, allora assecondate almeno il loro appello romantico, non fate nulla, non dite niente. Ciglia finte e occhi aperti, ascoltate e cercate in questo breve glossario d'amore cortese:

fiore zahra o warda
sole shams
luna qamar
notte leil
stelle nejma
cielo samaa
fuoco naar
'Bacio' e 'cuore' non sono tanto amati nemmeno nelle canzoni mentre el hob e' l’amore, habibti significa 'amore mio' detto da un uomo, con la splendida espressione ‘luce dei miei occhi’ , che si dira' noor eini, e infine bahebbek, un languido ‘ti amo’ rivolto ad una donna.


La donna non lo dice e non lo pensa, tanto effimero e' il legame, ma siate pronte quando vi chiedera' 'danza per me'. E se invece lui fosse un vero principe arabo determinato a rapirvi? In questo caso...touche’.


lunedì 1 marzo 2010

Aguas de março




Una filastrocca semplice e sensuale per annunciare, forse, qualche breve pioggia tropicale sul deserto prima delle tempeste di sabbia. http://www.youtube.com/watch?v=tHEQ-m4KSaQ


A che servono le conchiglie?