lunedì 28 dicembre 2009

Islam e spettacolo

David Roberts - Interior of the Mosque of the Sultan El Ghoree

Sin dalla nascita dell' Islam, la liceità della musica e del canto è stata materia di dibattito. Se ne discuteva la legittimità non solo per quanto riguarda l'artista ma anche riguardo al pubblico. Sia i fautori che i detrattori fondavano la legittimazione della loro posizione sul Corano e sugli hadith, i detti del Profeta.
Lo studioso dell'undicesimo secolo Imam al-Ghazali tratta della danza estatica maschile in un contesto religioso, e definisce quale sia la giusta condotta durante l'estasi e la trance. Essa è definita dalle regole di tempo, luogo e compartecipazione. La regola generale è che: "se il piacere che induce a danzare è lodevole e la danza lo accresce e lo rinforza, allora danzare è degno di lode’’. Sempre secondo al-Ghazali, la musica è permessa a meno che non si tema la tentazione. La voce femminile invece potrebbe sedurre l'ascoltatore. Guardare le interpreti è sempre vietato, ascoltare la voce di cantanti donne nascoste è vietato ugualmente se evoca immagini tentatrici. E paragona poi la liceità dell' ascoltare una cantante nascosta a quella del guardare un giovane ragazzo imberbe.
La dottrina si sofferma anche sull’uso degli strumenti musicali. Suonare il tamburello, per esempio, è lecito se è fatto da donne ad un matrimonio ma è proibito se fatto da uomini in un contesto di omosessualità o di prostituzione.

Chelebi, uno studioso del diciassettesimo secolo, distingue tre categorie di musica: quella che proviene dagli uccelli, dalla voce umana e dagli strumenti. Egli afferma che nell' Islam è permesso ascoltare le melodie prodotte dagli uccelli e quelle prodotte dalla voce umana ma a certe condizioni e regole. Invece non è mai ammissibile ascoltare strumenti a fiato o a percussione.

Secondo l' etnomusicologo Al-Faruqi, la dottrina religiosa istituisce una gerarchia della musica e del canto distinguendoli in forme proibite, sconsigliate, raccomandate ed encomiabili. Al culmine della gerarchia c'è la recitazione del Corano, immediatamente seguita dalla chiamata alla preghiera e dalla cantillazione religiosa. Legittimi sono anche vari generi di canzoni connessi alle celebrazioni familiari, ai canti delle carovane, ai canti di lavoro e alla musica delle bande militari.
Al livello più basso della gerarchia troviamo "musica sensuale che è eseguita in occasione di attività condannate, o che si ritiene un incentivo per talune pratiche proibite, come il consumo di droga e di alcool, atti di lussuria, la prostituzione, ecc."
Questi generi sono chiaramente proibiti, haram. Tuttavia, la maggior parte delle forme di musica e di canto si collocano in posizione intermedia tra queste precise categorie e la loro appartenenza è controversa (Al-Faruqi 1985: 1-13).
Anche il fatto che l'eccitamento maschile sia più fortemente stimolato dalla vista che dall'udito influenza il giudizio sulle varie categorie di interpreti femminili. Allo scopo di capire i giudizi dei fondamentalisti islamici sull'arte dello spettacolo non possiamo solamente fare riferimento all'opinione degli studiosi musulmani dell'undicesimo o del diciassettesimo secolo, ma dovremmo anche esaminare a fondo il giudizio religioso dei leader più recenti.

Secondo Sheikh al-Azhar Shaltut, che scrisse una fatwa (un decreto o giudizio ufficiale) sull'argomento nel 1960, la musica è ammissibile a certe condizioni. Egli argomenta che Dio non è contro il piacere e che l'Islam ricerca la moderazione. Però esso non dovrebbe avere luogo in circostanze immorali o con compagni dissoluti (Al-Faruqi 1985: 25-26). Lo studioso musulmano al-Quaradawi afferma che il canto e la musica in se stessi sono leciti e piacevoli, tuttavia impone a riguardo numerose restrizioni.
La maggior parte delle forme e dei contesti dell'arte dello spettacolo nell'Egitto contemporaneo è perciò o controversa o proibita, particolarmente se vi sono donne che si esibiscono. Sebbene quindi i fondamentalisti Islamici siano i soli a cercare attivamente di impedire l'arte dello spettacolo, la loro posizione sull'illegittimità dell'arte dello spettacolo, specialmente se al femminile, è condivisa anche dagli studiosi musulmani conservatori e ortodossi.

Ho riportato tutte queste considerazioni da un estratto, liberamente elaborato, di A Trade like Any Other: Female Singers and Dancers in Egypt" di Karin Van Nieuwkerk, Austin: Texas University Press, 1995. (Traduzione italiana tratta da Music & Anthropology). Da notare il fatto che nel testo si fa spesso riferimento al termine ‘prostituzione’, perche’ e’ a tale contesto che la danza femminile e profana veniva implicitamente associata.
Ma nella realta’, quale rapporto hanno le varie culture arabe con la ‘danza orientale’ ?

venerdì 25 dicembre 2009

Eid Milad Majid! - Natale in Arabia







Muscat quest'anno e' tutto uno spettacolo di luci: abeti decorati in oro e rosso ad ogni vetrina, nei centri commerciali, negli alberghi e negli uffici. L'albero colorato piace a tutti, e sono molte le comunita' cristiane di varie confessioni e nazionalita' che celebrano il Natale nei diversi Paesi del Golfo e anche qui nel Sultanato dell'Oman. Cattolici, protestanti, evangelici, battisti, maroniti e fra qualche settimana anche ortodossi e copti d'Egitto. A Muscat si trovano una decina di chiese e luoghi di culto cristiani, e tra questi la chiesa cattolica di Ruwi che e'stata costruita nel 1977. E'sicuramente il frutto di un protocollo di concordato tra il ministero omanita degli Affari Religiosi e le autorita'del Vaticano su pressioni della comunita' cristiana locale, quasi interamente indiana.



Ecco alcune immagini della chiesa di Ruwi. Ieri pomeriggio, quando ho fatto le foto, era chiusa e gli operai allestivano nel cortile le sedie per i fedeli che in serata si sarebbero riuniti per i canti di Natale. Alle pareti esterne della chiesa erano stati fissati dei grandi schermi, - un po'come si fa al bar per le partite di calcio, - per consentire ai fedeli che non trovassero posto all'interno, di seguire la cerimonia dal cortile. La bacheca riporta il calendario delle messe in lingue misteriose: konkani, sinhala, malankara, oltre a tamil, urdu, malayalam e tagalog filippino. C'e' anche una messa in latino ogni terzo giovedi' del mese. Una curiosita': la chiesa non puo' erigere campanili ne' altri simboli all'esterno dell'edificio. Ad ogni modo, Buon Natale!


martedì 22 dicembre 2009

Solstizio d'inverno


Volete un regalo prezioso per voi, danzatrici? Nezami, (1141-1209) un raffinato poeta conteso tra Persia ed Azerbaijan, compose un diwan (canzoniere) dallo stile sensuale, raccogliendo leggende persiane, caucasiche e indiane, tramandate nel tempo da poeti cortesi. La raccolta dei 'Cinque Poemi' contiene il poema allegorico ’Le sette bellezze’, che narra la vita e le gesta di caccia e di guerra del giovane re Bahram Gur, cresciuto alla corte di un re arabo. Sposera' le bellissime donne che ama, le figlie dei re piu' potenti, dal Marocco a Bisanzio, al Raja d'India? Ogni sera fa visita ad una di esse, ospitata in un padiglione che il principe ha fatto creare per ognuna di loro. Legate a pianeti e colori diversi, le principesse intrattengono Bahram narrando racconti e poesie. Ma gli intrighi di corte minacciano il regno di Persia; giustiziato il visir traditore, Bahram Gur tornera’ tra le cupole dei padiglioni per convertirli in templi devoti al culto del fuoco.



domenica 20 dicembre 2009

Capodanno islamico


La sottile buccia di luna ha annunciato da ieri il nuovo mese lunare e l'inizio dell'anno 1431 del calendario islamico. L'avvio corrisponde all'anno 622, quando il Profeta Mohammed lascio' la citta' di Mecca. Le tribu' legate a culti pagani preislamici non accettavano la predicazione, ma il profeta indugio' a partire finche' giunse un messaggio da Allah. La migrazione, Hijra, lo condusse alla citta'di Medina.


mercoledì 16 dicembre 2009

Mille e una notte

Samia Gamal

Alf le‎yla wa leyla ovvero Mille e una notte e’una lunga ballata passionale e struggente composta da Baligh Hamdy per la voce di Om Khaltoum, su versi del poeta contemporaneo Morsi Jamil Aziz. Come la maggiorparte delle romanze del repertorio arabo classico dura circa un’ora ed e’ suddivisa in piu’ parti, ognuna delle quali si apre con un brano strumentale di grande impatto melodico. I canali satellitari della catena Rotana, - Zaman e Tarab - che trasmettono dal Cairo e da Dubai - passano ogni sera i concerti dal vivo di Om Khaltoum degli anni 60 e 70, ripresi al Cairo, a Beirut, a Tunisi o Rabat. L’interprete e’ una vera leggenda della musica araba e la sua immagine dallo chignon di capelli corvini e il fazzoletto nella mano e’ormai un simbolo dell’Egitto contemporaneo. I teatri erano pieni e tra il pubblico nessuna donna indossava il velo.
Alf leyla wa leyla ha un valore affettivo perche’ e’una delle prime e piu’ belle coreografie che ho avuto occasione di ballare. Che nostalgia...


venerdì 11 dicembre 2009

Palazzo Yacoubian, Il Cairo






Nel cuore del Cairo la piazza circolare Talaat Harb e l'area circostante ricordano i quartieri eleganti di Parigi. Lunghi viali si dipartono a raggiera fiancheggiati da palazzi imponenti dall’ architettura eclettica progettati da architetti italiani, greci, francesi, armeni, perche' queste comunita’ rappresentavano fino agli anni '50 la classe dirigente del regno d’Egitto. Boutiques e atelier di antiquari, gallerie d’arte, uffici, la pasticceria svizzera Groppi, il club greco, tutte le insegne sono in francese.
Proprio qui e’ ambientato il romanzo ‘Palazzo Yacoubian’ dal nome di uno degli edifici che si affacciano sulla piazza. Con linguaggio asciutto e crudo intreccia i drammi contemporanei dei suoi abitanti, prima di tutti Zaki Pasha. Il racconto si svolge negli anni 90 ma e' un'abile finzione letteraria per dissimulare la decadenza e la corruzione del presente.


Pasha era un titolo onorifico attribuito dagli ottomani turchi ai principi e ai notabili dell' impero, seguito dai titoli di bey ed effendi per gli amministratori o per coloro che si distinguevano per la loro attivita’ lavorativa. 'Pasha' in Egitto si usa ancora tantissimo, quando ci si rivolge a persone distinte oppure tra amici. Per le donne, il grazioso appellativo turco ‘hanem’, (che oltretutto e' un nome proprio), per ‘signora’, ora in disuso.
Nessuno nel quartiere mangia kebab; si puo’ pranzare all’Estoril con il menu casalingo in francese e italiano, crême de volaille, ossibuchi (tenerissimi rosolati nel burro ghee), escalope panée aux champignons, steak au poivre, crême caramel. Si puo’ ordinare anche il vino locale: Obelisk e Omar Khayyam. Oppure sostare nel luogo di ristoro piu’conosciuto, il Café Riche, ma che ci vadano pure gli uomini, a sfogliare i giornali appesi sulle stecche di bambu’, a fumare e bere birra egiziana Stella o Sakkara, come in una brasserie parigina. Oppure a leggere ‘Palazzo Yacoubian' ascoltando le note ipnotiche e monotone dell'oud, il liuto arabo. E’dicembre anche al Cairo, noi ‘hawanem’, leggiamo a casa davanti al caminetto !



Nonno Elsayed

http://www.youtube.com/watch?v=-WKPclQIux0

martedì 8 dicembre 2009

Serata giapponese



La vita mondana di Muscat ci ha coinvolto, tra le tante, in una vivace serata su invito in occasione del compleanno e dell’ascesa al trono dell’imperatore del Giappone.
Il fascinoso ambasciatore in kimono grigio ha accolto gli ospiti nel giardino della sua residenza, l'ambasciatrice indossava un sobrio kimono di cotone in tinta tortora a stampe di rami e fiori bianchi di ciliegio. Erano presenti molti ambasciatori, dignitari omaniti e principesse in abaya tra le quali l’eterea e bionda Susan dalla pelle di porcellana e occhi azzurri, e nessuna foto (su Internet ce n’e’ una sola) rende veramente onore alla sua bellezza. E poi signore eleganti in abiti tradizionali (bellissima l’ambasciatrice dello Yemen, in turbante nero e verde smeraldo!), uomini d'affari, dirigenti, ufficiali militari. Dopo gli inni nazionali dell’Oman e del Giappone l’ambasciatore ha tenuto un discorso di auguri ricordando brevemente la storia dell’Imperatore Akihito e presentando il proprio Paese e i prodotti per i quali e’ famoso in Oman, Nintendo e Playstation! Infine il saporito buffet con pesce crudo e a vapore, sushi, spiedini di pollo agrodolce, fettine di waygu arrosto, riso, alghe e sake, dolcetti mignon e musica classica in sottofondo.
L'addetto culturale ci ha illustrato alcune miniature che raffiguravano templi e luoghi storici dichiarati patrimonio dell’umanita’ dall’ Unesco, incluso un modello dell'edificio simbolo di Hiroshima con lo scheletro della cupola scoperchiato, lasciato cosi’ a memoria della tragica guerra, in mezzo alla citta' completamente ricostruita. Poiche’il gentiluomo giapponese (cosi’ si e’simpaticamente definito) era commosso, l’ho trascinato a fare qualche foto per ritrovare il sorriso! Prossimo invito? Domenica dall’áttaché militare italiano al club diplomatico...rivedro’ quell’ammiraglio samurai?

giovedì 3 dicembre 2009

Emirates national day


Anche gli Emirati celebrano in questi giorni la loro festa nazionale. I sette principati, Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ras al Khaima, Fujairah, Ajman, Um al Quwain, si riunirono ufficialmente il 2 dicembre 1971 ottenendo l'indipendenza dal protettorato britannico che controllava parte della penisola arabica. Lungo l’autostrada tra Abu Dhabi e Dubai, che taglia il deserto di un biancore accecante, molti cartelloni riportano l'immagine di Sheikh Zayed, considerato il padre fondatore della nazione. E'una foto tratta dal sito ufficiale, vale la pena di visitarlo per la galleria di foto storiche http://www.ourfatherzayed.ae/

In una intervista degli anni Novanta, Sheikh Zayed - consapevole della natura del suo popolo e delle tribu' del deserto - disse: ‘siamo solo pastori, e non abbiamo esperienza per gestire un Paese, quindi ho chiesto agli inglesi e ad alcuni egiziani, libanesi e sudanesi di rimanere per darci una mano, cosi' che i nostri abitanti potranno imparare da loro'. Giuristi, amministratori, ingegneri, medici e uomini d'affari ampiamente ripagati per la fedelta' allo sceicco, cooperarono pacificamente per un obiettivo ambizioso. Tra loro, per non farci mancare il gossip, il miliardario egiziano Mohammed Elfayed, all'epoca proprietario di linee marittime, che si impegno' con notevoli investimenti. Tra le molte iniziative, al Marina Mall della capitale Abu Dhabi e’stata allestita una mostra fotografica che ripercorre i momenti della costruzione del Paese. Tra i pannelli ho catturato una foto e nella folla dello shopping del venerdi sera con la coda dell'occhio ho notato che qualcuno, in raccoglimento, bisbgliava una preghiera in memoriam.

mercoledì 2 dicembre 2009

Al Hajj, pellegrinaggio alla Mecca


Il rituale del Grande Pellegrnaggio alla cittá santa della Mekkah, in Arabia Saudita e’impegnativo e sicuramente degno di attenzione da parte degli antropologi. Per eseguire tutti i rituali previsti dal Corano si impiegano anche piu’settimane, c’e’il momento della salita al monte Arafat per raccogliere le pietre che poi verranno scagliate, in due giorni, contro la colonna di pietra che simboleggia il diavolo. Seguiranno le invocazioni di preghiera intorno alla Qaaba nera che si ritiene costruita da Abramo, per sette volte, e ancora il percorso di andata e ritorno tra i punti ove sorgevano le colline di Safa e Marwa, in ricordo della sofferenza di Hajar, la moglie egiziana di Abramo, sola e con il figlio Ismail in braccio in cerca d’acqua finche’, appoggiando il bimbo a terra, in quel punto si apri’ la sorgente di Zam Zam.
I pellegrini devono indossare abiti senza cuciture e quindi gli uomini si avvolgono in parei e grandi teli bianchi, e alla fine devono rasare il capo in segno di purificazione. Se vedete gruppi di viaggiatori abbigliati in questo modo, magari dai tratti asiatici come molti monaci buddisti , mentre transitate negli aeroporti arabi, sappiate che essi sono pellegrini islamici.
In questa circostanza, poiche’ il luogo e’sacro, i rituali si svolgono in promiscuita’con accesso agli uomini anche in presenza delle donne.
Il pellegrinaggio e’ un' esperienza millenaria, un tempo chi tornava in patria dalla Mecca dopo un lungo viaggio di mesi attraverso mille pericoli veniva celebrato e onorato come uomo pio, saggio e portatore di benedizione per avere visitato un luogo sacro. Per molti era un’occasione per viaggiare, come lo scrittore Ibn Battuta che parti’ da Tangeri nel 1298, e molti giovani una volta intraprendevano una nuova vita lontano dalla propria terra nativa.

La Mecca e’un luogo di scambio e di incontro e di socializzazione, vissuto con grande devozione.
Cio’che colpisce pero’e’ l’efficiente sistema di accoglienza delle autoritá saudite, dato il grande afflusso di persone in un luogo circoscritto. Oltre agli alberghi e'possibile alloggiare in accampamenti lussuosissimi e attrezzati con ogni confort, comprese le tende con aria condizionata. Servizi di assistenza per gli anziani e per gli invalidi e in generale per milioni di persone vengono messi a disposizione in una citta’ poco piu’grande di una piccola cittadina della provincia italiana. Le autorita’saudite ogni anno distribiscono quote di mille persone su ogni milione di abitanti per le nazioni a maggioranza musulmana, per i visti religiosi. Cosi’dalle lontane steppe dell'Asia fino alle giungle malesi o dal cuore dell'Africa c'e'posto per chiunque possa accedervi, almeno una volta nella vita. Da qualche anno vengono assegnate quote anche all’Italia con tour operator specializzati che nello specifico assistono i pellegrini in partenza.

lunedì 30 novembre 2009

Eid el Adha, festa del sacrificio


In questi giorni di fine novembre 2009 e settanta giorni dopo la conclusione del mese di Ramadan si onora la ricorrenza islamica del Eid al Adha, la Festa del Sacrificio. Si celebra per ricordare la devozione di Abramo (Ibrahim) che secondo il Corano sogno’ letteralmente di ‘sgozzare’ il figlio Ismail, e intrepreto’la visione come una richiesta divina. Lo annuncio’ affranto al figlio che rispetto’ anch’egli la volonta’ di Dio. Ma Allah fermo’la mano di Abramo gia’con il coltello: l’obbedienza e la fede dell’anziano profeta era infine stata messa alla prova e accanto ad Ismaele comparve un agnello, e fu ordinato il sacrificio di quest’ultimo.
Le versioni coraniche degli eventi bibilici si distinguono per la presenza frequente dell’elemento onirico, ringrazio Tamer per la pazienza con la quale recita a memoria e gentilmente traduce express per me. In questa occasione, il primo giorno di Eid, all’alba, i musulmani usano sacrificare animali come ovini, bovini o cammelli con un particolare rituale prescritto dal Corano. La carne macellata viene poi distribuita, e chi ha maggiore disponibilita’ economica offre un sacrificio ai piu' poveri.
Poiche’ viaggio da piu’di dieci anni tra l’Italia e vari Paesi arabi e islamici, confesso che in questa occasione preferisco non uscire di casa perche’ in certe metropoli, soprattutto in Egitto, dove la cultura contadina e’marcata, scene di macellazione rituale mi sono capitate involontariamente sotto gli occhi, magari mentre giravo l’angolo di casa. A volte rivoli di sangue o altre tracce rimangono li’ per settimane.
Sempre in Egitto, puo’capitare di trovare strane impronte sopra gli ingressi delle case...e’un rituale quasi in disuso, pare di tradizione ebraica, di intingere la mano nel sangue dell’agnello sacrificale e di marcare la sagoma come segno di buon auspicio.
Qui in Arabia non ho notato tutta questa euforia, probabilmente e’ una questione di numeri: oltre settanta milioni di abitanti in Egitto contro gli scarsi tre milioni dell’Oman. Sulla strada tra Muscat e Abu Dhabi viaggiava, si, qualche camioncino con a bordo un vitello, due capre, qualche agnello, ma le autoritá sono molto precise e per motivi sanitari chiedono ai fedeli di recarsi a macellare in appositi spazi messi a disposizione, oltre che di rispettare le norme igieniche.
Eid el Adha e’ anche un’ occasione per riunirsi in famiglia e il quotidiano Times of Oman offre nel consueto stile discreto degli omaniti alcuni suggerimenti per celebrare la festa: 'siate puliti, ordinati e vestiti in modo appropriato e modesto per recarvi alla moschea in occasione della tradizionale preghiera di Eid conosciuta come'Salatu 'l Eid; 'sappiate che Eid el Adha e'una festa di sacrificio, e che i musulmani che dispongono di animali come mucche, capre o anche cammelli sono tenuti ad applicarlo. Affinche' il sacrificio abbia valore, l'animale deve possedere precisi requisiti sanitari'; 'programmate una visita ai parenti, soprattutto ai genitori. Per consuetudine e' previsto che si faccia omaggio alla famiglia, in particolare ai piu'anziani'.

Infine, Eid el Adha apre anche il periodo del Grande Pellegrinaggio alla Mecca, in arabo 'Hajj'.

Conservo questa foto del macellaio da anni, l'ho scattata in un'oasi del Sahara orientale.

domenica 29 novembre 2009

Abu Dhabi


Dietro le dune rosse e silenziose di Al Ain, la strada verso Abu Dhabi e’costellata di sorprese, da una golosa torta Pavlova di fragole, panna e meringa tutta per me ad una ricetta afrodisiaca suggerita dal vezzoso cameriere filippino che pare appena uscito dalla cage aux folles: litchis freschi appena sbucciati e conditi con lime e tabasco...E ancora, piccoli acquisti da Nayomi, sfiziosa boutique di lingerie e accessori, - quasi un sex shop - che conta anche un centinaio di filiali in Arabia Saudita, e infine un giro in macchina sul lungomare, nella luce ovattata della Corniche di Abu Dhabi by night. Dal buio del deserto emerge un luogo davvero fiabesco, la grandiosa Sheikh Zayed Mosque illuminata di blu.

Eccomi in sopralluogo intorno al circuito di Formula Uno a Yas Island, proprio davanti al Ferrari World ancora in costruzione. Giusto per spegnere le ultime candeline, forever twentyone!


mercoledì 25 novembre 2009

Oman National Day


Il 18 novembre 2009 e’stata celebrata la 39esima festa nazionale dell’Oman. La data coincide anche con l’ascesa al trono dell’attuale sultano Qaboos bin Said che depose in maniera incruenta il padre Taymoor, esiliato poi a Londra. Da quel momento fu avviato un percorso denominato 'Renaissance' (rinascimento) di assoluto sviluppo della nazione sotto ogni aspetto; sociale, economico, culturale, soprattutto a favore dei propri cittadini.
Il colpo di stato si era reso necessario in quanto il vecchio sultano, che risiedeva a Salalah, preferiva condurre una vita ritirata all'interno del suo palazzo rifiutando di condurre l’Oman verso un percorso di ammodernamento. I sudditi languivano afflitti dalla malaria, senza infrastrutture o scuole, e nemmeno i vantaggiosi investimenti della nascente industria del petrolio e del gas - legata ai giacimenti locali - suscitavano in lui interesse.
Il giovane Qaboos si era gia’trasferito in Inghilterra dove aveva frequentato un collegio militare e successivamente l’accademia militare, per poi prestare servizio qualche anno nell’esercito britannico di stanza in Germania. Non e’un segreto, lo dicono anche le guide turistiche, era il governo britannico a consigliare, supportare e coordinare gli avvenimenti, circostanza verificabile anche negli altri Paesi del Golfo, dove i cittadini britannici godono di particolari status.

Non esistono molte biografie tranne quella ufficiale compilata da un oscuro biografo russo e sviscerare i dettagli della storia contemporanea dell’Oman in maniera oggettiva richiede accesso a piu'materiale e maggiore approfondimento delle fonti documentarie.
Forse sullo scacchiere mondiale il peso dell'Oman e’ esiguo, ma la nazione e’prospera, pacifica e accogliente. La societa' omanita ha una forte struttura tribale e bisogna tenere conto che le tribu’ locali hanno una storia millenaria legata soprattutto alla corrente islamica ibadita, alla quale appartengono, oltre ad una nutrita comunita' sciita.
Il culto ‘abadi’ , originario di questi territori, e’ caratterizzato dalla proclamazione dell’uguaglianza tra le genti di fronte ad Allah e dal rifiuto di riconoscere privilegi. Avro' occasione di scrivere ancora, ma intanto mi piace ammirare il sultano nella sua allure unica e maestosa, con l'ex principe del Kuwait Jaber Al Sabah e in una foto storica e speciale - da dedicare proprio ad un cultore della materia - , a colloquio con l'indimenticato presidente egiziano Anwar Elsadat.

venerdì 20 novembre 2009

Ispirazione

Ogni danzatrice appassionata conserva nel suo repertorio una coreografia di questo splendido brano, 'Aziza', di Mohammed Abdul Wahab (1901 - 1991) un compositore egiziano autore delle piu' belle ballate della musica araba contemporanea. Qui lo ascoltiamo nella versione di Hossam Ramzy; il video contiene sequenze in bianco e nero tratte da film egiziani d'epoca con le dive indimenticabili della danza, Samia Gamal, Tahia Carioca, Naima Akef, Sohair Zaki... Indossate una cavigliera d'argento e volteggiate con il doppio velo, qualunque sia la tecnica, la melodia e' incantevole e fara' emergere l'improvvisazione. Se non c'e' un sultano per il quale danzare non fa differenza, la danza e'per noi stesse, sempre.


martedì 17 novembre 2009

Al Raqesa, La danzatrice

Pierre Louis Bouchard 'Les almees'

La danzatrice – Khalil Gibran

Per un giorno, la corte del principe invita una danzatrice
accompagnata dai suoi musicisti.

Ella fu presentata alla corte,
poi danza davanti al principe
al suono del liuto, del flauto e della chitarra.

Ella danza la danza delle stelle e quella dell'universo;
poi ella danza la danza dei fiori che vorticano nel vento.
E il principe ne rimane affascinato.

Egli la prega di avvicinarsi.
Ella si dirige allora verso li trono
e s'inchina davanti a lui.
E il principe domanda:

"Bella donna, figlia della grazia e della gioia, da dove viene la tua arte?
Come puoi tu dominare la terra e l'aria nei tuoi passi,
l'acqua e il fuoco nel tuo ritmo?"

La danzatrice s'inchina di nuovo davanti al principe e dice:

"Vostra altezza, io non saprei rispondervi,
ma so che:

L'Anima del filosofo veglia nella sua testa.
L'Anima del poeta vola nel suo cuore.
L'Anima del cantante vibra nella sua gola.
Ma l'Anima della danzatrice vive in tutto il suo corpo."


Un pittore orientalista ci regala la sua versione delle leggendarie almees, le danzatrici che offrivano la propria arte fuori dai palazzi e dalle corti, accompagnate dai loro musicanti. Il poeta libanese Khalil Gibran ne dipinge l'incanto. Per tutte le amiche danzatrici, domani in Oman si festeggia il compleanno del sultano!

sabato 14 novembre 2009

Consiglio tribale



Un canale televisivo omanita trasmette un collage di immagini del recente viaggio del sultano Qaboos Bin Said per incontrare alcuni sheikh, i capi tribu’di qualche provincia dell'Oman. L'incontro si svolge in un plateau in pieno deserto, nei pressi delle tende dell'accampamento reale dello stesso colore caldo della sabbia, forse il consiglio tribale, - majilis -, si svolga all'alba dopo la preghiera collettiva.

A terra c’e’ un grande tappeto di stuoie di paglia: il sultano siede su un semplice sgabello di legno bianco, di fronte a lui uno sgabello uguale. Alle sue spalle una schiera compatta di guardie del corpo. Il majilis e’affollato ma disciplinato, a rappresentare il governo ci sono anche alcune donne. Gli uomini si vestono tutti allo stesso modo, nel costume tipico omanita formato da una lunga dishdasha bianca, o color sabbia, oppure ocra, il turbante di cachemire a stampa floreale fasciato intorno al kumma, il copricapo ricamato. La cintura di corda e di pelle legata in vita regge le cartucce per la caccia e il khanjar in un fodero d’argento, (il pugnale omanita). Poi, i fucili da caccia e il bastone da pastore decorato con foglia d’argento.


Sua Maesta’ e’ misurato, un leggero tocco di colore il suo turbante giallo, semplicissimo. Siede appoggiando le mani raccolte sul bastone da pastore, sottile, tra le dita affusolate riesco a notare un anello dalla pietra scura e ovale al mignolo della mano destra. Ascolta in silenzio e con disponibilita’ gli sheikh che si alternano al suo cospetto, ognuno parla per un paio di minuti, con flemma, pacatezza, senza gesticolare. Niente fogli, ne' cartelle o cerimoniali. A destra del sultano siede un segretario che prende nota. Ha un piccolo blocco per appunti e una penna, ad ogni colloquio il sultano scambia poche parole e pochi cenni del capo. Il segretario prende solo brevi appunti. Forse viene assegnato del denaro.


Talvolta la camera indugia su un primo piano del volto disteso e dai lineamenti regolari. La pelle ambrata che rivela le origini swahili, la barba scolpita, gli occhi neri, la figura tonica. Sicuramente pratica yoga, ammesso dall'Islam, e forse arti marziali.Poi un discorso, semplice. E’un sultano che si rivolge ai suoi capi tribu’, si parla di risorse, di palme, di pesca, della storia del Paese, in arabo classico impeccabile. Le immagini si concludono con la carovana di auto fuoristrada che serpeggia tra le tende e in testa l'auto del sultano, lui stesso alla guida.


Il nome Qaboos e’ insolito e si tratta di un termine in arabo classico. Una fonte lo segnala come nome di un antico re di epoca preislamica, ma mi dicono che l'unico contesto in cui si trova la radice e’ una sura del Corano. La parola viene pronunciata da Mose’ nel presentimento che Dio sta per inviargli un messaggio, e fa riferimento ad una 'buona notizia' (qabas). Una nota personale, affatto secondaria nell’Oman della magia: il sultano appartiene al segno zodiacale dello Scorpione, mai cosi’appropriato per i deserti d’Arabia.

venerdì 13 novembre 2009

Bandiera e stemma dell'Oman



Le fonti ufficiali dicono poco, il Sultanato dell'Oman e' una nazione giovane. La bandiera attuale e'stata perfezionata nel 1995, con tre bande orizzontali di eguale misura; in alto il bianco a significare pace e prosperita', poi il rosso in ricordo di battaglie contro invasori stranieri e infine il verde per la ricchezza di Jebel Akhdar (la Montagna Verde). Nell' angolo in alto a sinistra, nel settore verticale completamente rosso e'raffigurato lo stemma della dinastia Albusaidi che risale al diciottesimo secolo. E' formato da due spade incrociate alle quali si sovrappone il khanjar, il pugnale omanita, e si completa dalla fibbia di una cintura. Quest'ultima e'parte del costume tradizionale maschile ed e' in genere di corda e di pelle, gli uomini la indossano nelle occasioni ufficiali per reggere il khanjar su un fianco, ma in occasioni piu'mondane la sostituiscono con una pashmina di cashmire legata in vita.

lunedì 9 novembre 2009

Muscat bossanova




Da giorni mi accompagna 'Oba Oba' una lenta e tenerissima bossanova con la voce di Luiz Bonfa' e Astrud Gilberto, gentile come un soffio di vento tropicale. E' una ninna nanna, ascoltatela un po' la sera e...che i vostri sogni siano davvero d'oro.





sabato 7 novembre 2009

Gente di Dubai


Sheikh Mohammed Aal Maktoum, principe di Dubai e vice presidente degli Emirati Arabi Uniti

Il nostro fine settimana ci fa volare a Dubai in visita ad amici. Meno di quaranta anni fa era solo un villaggio di pescatori, una terra di nessuno conosciuta come Trucial Oman, in tregua tra il Sultanato e le tribu' arabe locali. Finche'un capo tribu', Sheik Zayed, riuni' sette emirati (emir in arabo significa 'principe') per dare vita a Elimarat Elarabeya Elmottaheda, gli Emirati Arabi Uniti. Non avevano nulla, usavano rupie e francobolli indiani e chiamavano il denaro 'masari', cio' che viene dall'Egitto (in arabo 'Misr'). Al di la' del petrolio, Dubai e' una capitale finanziaria che si e'sostituita a Hong Kong dopo il timore di un influsso politico della Cina. Dubai e' una citta' efficiente, nuova, cosmopolita e libertina, e vale la pena di visitarla esattamente come New York o Sidney. Poiche' ci passiamo spesso, per me il poco tempo e' perfetto per room service, cioccolata calda, sali da bagno e cucina iraniana a cena.



Tamer e Emad, amici d'infanzia, chiacchierano nel loro codice alessandrino mentre si vaga in macchina distrattamente nel traffico fluido del venerdi'. La mattinata e' polverosa di sabbia dal deserto intorno alla citta'. Raggiungiamo Palm Island, l'arcipelago artificiale a forma di palma per catturare qualche foto della skyline che si affaccia sul Golfo, e poi ci addentriamo nella foresta di torri, (in arabo 'burj') a centinaia, nel quartiere di Jumeira. Sfido anche i quattro gradi sottozero di Ski Dubai, per fare un giro sulla vera pista da sci attrezzata con tutti gli impianti di risalita, il noleggio attrezzature, un parco pieno di bimbi che si tirano palle di neve, la pista per gli slittini e le grotte incantate con le statue di ghiaccio. Si dice che questo impianto consumi in un giorno una quantita' di energia equivalente all'energia consumata a New York in pari tempo. Il grande Mall of the Emirates che contiene l'impianto e' un sollievo nonostante la temperatura dell'aria climatizzata sempre intorno ai venti gradi. Ma niente shopping, c'e'Burj Dubai che ci aspetta, l'edificio piu' alto del mondo che verra' ufficialmente inaugurato a dicembre dopo dieci anni dall'avvio della sua costruzione. Allora verra' svelata la sua vera altezza compresa tra gli ottocento e i novecento metri di acciaio, cristallo e alluminio.
Un detto del Profeta indica i segni del giorno del giudizio secondo l'Islam; a grandi linee '...troverete gli scalzi, i nudi, i pastori che fanno a gara per chi ha l'edificio piu'alto...'. Chissa'. Intanto, questa citta' imponente e tutte le altre metropoli d'Arabia non potrebbero esistere senza le centinaia di migliaia di operai indiani, bengalesi, pakistani, nepalesi, srilankesi che giorno e notte, per anni hanno creato con le loro mani cosi' tanta grandezza. Qui sono loro la gente di Dubai.


domenica 1 novembre 2009

Khaliji abaya n.2



L’abaya nera che si indossa nelle capitali del Golfo trasforma le donne in femmes fatales, soprattutto qui nel Sultanato; passo regale, gesti lenti, sguardo che sfugge oltre, indifferente.
Ho gia' acquistato una abaya anni fa a Dubai da Hanayen, leggerissima in crêpe di seta, ma qui a Muscat ho scelto un modello omanita ispirato ai costumi del Dhofar, a farfalla, grandi maniche chiuse sui polsi, una striscia di strass in vita. Piu’di quattro metri di raso di seta pura, nero lucido, lungo strascico e polsini di strass. Velo coordinato in georgette con profili di cristalli swaroski, cuciti uno ad uno dal sarto bengalese con il metro al collo e gli occhialetti sul naso che svolazzava soddisfatto che una sua creazione artigianale piacesse tanto. Infine, l'arte di avvolgere il velo, intorno ai capelli raccolti con un clip di piume e strass.



Venerdi' pomeriggio tra le architetture della Grande Moschea Sultan Qaboos di Muscat.

venerdì 30 ottobre 2009

Palazzo El Manial, Cairo



Ho un ricordo di certe giornate al Cairo, seduta sui blocchi millenari di granito rosa ai piedi della piramide di Manqara (Micerino). Nel pomeriggio non c’era quasi nessuno, un sito speciale e un po’ defilato per un pic nic nel deserto di sabbia che scende verso il villaggio sottostante. Si vede il Cairo con i suoi venti milioni o piu' di abitanti ai vostri piedi, senza fine oltre l’orizzonte, la citta’non ha confini a vista.


Ma esiste un luogo raccolto e incantato per una passeggiata romantica, Palais Al Manial, uno splendido alcazar fatto costruire a fine Ottocento dal principe Mohammed Ali Tawfik, viaggiatore colto e sensibile. Care danzatrici, non andateci in jeans. Indossate la piu’ bella galabeya che trovate nell'intrigante e tumultuoso souk di Khan el Khalili, il piu’grande del mondo arabo, e sandali d’oro. Il palazzo e’ ombreggiato e circondato da un raro giardino all’italiana e da essenze tropicali. Dai suoi viaggi il principe porto’ con se’ preziosi tappeti persiani, ceramiche turche, opali e giade, soffitti a cassettoni decorati di madreperla da castelli siriani, cristalli e candelabri di gusto turco – ottomano. Fece costruire un haramlik, la residenza per le donne, protetta dalle misteriose meshrabeya, le finestre di legno intagliato attraverso le quali spiare senza essere viste.
Nella sala del trono il vostro uomo lascera’ un baqshish, una mancia al custode per rimanere solo con voi. Sedetevi sul trono e aspettate che offra al vostro cospetto un anello di diamanti e zaffiri come omaggio. Se cosi’ sara’ avrete fatto una scelta accorta. Altrimenti, che l’insolente si allontani senza piu’guardarvi, camminando all'indietro e senza mai voltarvi la schiena.