lunedì 28 dicembre 2009

Islam e spettacolo

David Roberts - Interior of the Mosque of the Sultan El Ghoree

Sin dalla nascita dell' Islam, la liceità della musica e del canto è stata materia di dibattito. Se ne discuteva la legittimità non solo per quanto riguarda l'artista ma anche riguardo al pubblico. Sia i fautori che i detrattori fondavano la legittimazione della loro posizione sul Corano e sugli hadith, i detti del Profeta.
Lo studioso dell'undicesimo secolo Imam al-Ghazali tratta della danza estatica maschile in un contesto religioso, e definisce quale sia la giusta condotta durante l'estasi e la trance. Essa è definita dalle regole di tempo, luogo e compartecipazione. La regola generale è che: "se il piacere che induce a danzare è lodevole e la danza lo accresce e lo rinforza, allora danzare è degno di lode’’. Sempre secondo al-Ghazali, la musica è permessa a meno che non si tema la tentazione. La voce femminile invece potrebbe sedurre l'ascoltatore. Guardare le interpreti è sempre vietato, ascoltare la voce di cantanti donne nascoste è vietato ugualmente se evoca immagini tentatrici. E paragona poi la liceità dell' ascoltare una cantante nascosta a quella del guardare un giovane ragazzo imberbe.
La dottrina si sofferma anche sull’uso degli strumenti musicali. Suonare il tamburello, per esempio, è lecito se è fatto da donne ad un matrimonio ma è proibito se fatto da uomini in un contesto di omosessualità o di prostituzione.

Chelebi, uno studioso del diciassettesimo secolo, distingue tre categorie di musica: quella che proviene dagli uccelli, dalla voce umana e dagli strumenti. Egli afferma che nell' Islam è permesso ascoltare le melodie prodotte dagli uccelli e quelle prodotte dalla voce umana ma a certe condizioni e regole. Invece non è mai ammissibile ascoltare strumenti a fiato o a percussione.

Secondo l' etnomusicologo Al-Faruqi, la dottrina religiosa istituisce una gerarchia della musica e del canto distinguendoli in forme proibite, sconsigliate, raccomandate ed encomiabili. Al culmine della gerarchia c'è la recitazione del Corano, immediatamente seguita dalla chiamata alla preghiera e dalla cantillazione religiosa. Legittimi sono anche vari generi di canzoni connessi alle celebrazioni familiari, ai canti delle carovane, ai canti di lavoro e alla musica delle bande militari.
Al livello più basso della gerarchia troviamo "musica sensuale che è eseguita in occasione di attività condannate, o che si ritiene un incentivo per talune pratiche proibite, come il consumo di droga e di alcool, atti di lussuria, la prostituzione, ecc."
Questi generi sono chiaramente proibiti, haram. Tuttavia, la maggior parte delle forme di musica e di canto si collocano in posizione intermedia tra queste precise categorie e la loro appartenenza è controversa (Al-Faruqi 1985: 1-13).
Anche il fatto che l'eccitamento maschile sia più fortemente stimolato dalla vista che dall'udito influenza il giudizio sulle varie categorie di interpreti femminili. Allo scopo di capire i giudizi dei fondamentalisti islamici sull'arte dello spettacolo non possiamo solamente fare riferimento all'opinione degli studiosi musulmani dell'undicesimo o del diciassettesimo secolo, ma dovremmo anche esaminare a fondo il giudizio religioso dei leader più recenti.

Secondo Sheikh al-Azhar Shaltut, che scrisse una fatwa (un decreto o giudizio ufficiale) sull'argomento nel 1960, la musica è ammissibile a certe condizioni. Egli argomenta che Dio non è contro il piacere e che l'Islam ricerca la moderazione. Però esso non dovrebbe avere luogo in circostanze immorali o con compagni dissoluti (Al-Faruqi 1985: 25-26). Lo studioso musulmano al-Quaradawi afferma che il canto e la musica in se stessi sono leciti e piacevoli, tuttavia impone a riguardo numerose restrizioni.
La maggior parte delle forme e dei contesti dell'arte dello spettacolo nell'Egitto contemporaneo è perciò o controversa o proibita, particolarmente se vi sono donne che si esibiscono. Sebbene quindi i fondamentalisti Islamici siano i soli a cercare attivamente di impedire l'arte dello spettacolo, la loro posizione sull'illegittimità dell'arte dello spettacolo, specialmente se al femminile, è condivisa anche dagli studiosi musulmani conservatori e ortodossi.

Ho riportato tutte queste considerazioni da un estratto, liberamente elaborato, di A Trade like Any Other: Female Singers and Dancers in Egypt" di Karin Van Nieuwkerk, Austin: Texas University Press, 1995. (Traduzione italiana tratta da Music & Anthropology). Da notare il fatto che nel testo si fa spesso riferimento al termine ‘prostituzione’, perche’ e’ a tale contesto che la danza femminile e profana veniva implicitamente associata.
Ma nella realta’, quale rapporto hanno le varie culture arabe con la ‘danza orientale’ ?

venerdì 25 dicembre 2009

Eid Milad Majid! - Natale in Arabia







Muscat quest'anno e' tutto uno spettacolo di luci: abeti decorati in oro e rosso ad ogni vetrina, nei centri commerciali, negli alberghi e negli uffici. L'albero colorato piace a tutti, e sono molte le comunita' cristiane di varie confessioni e nazionalita' che celebrano il Natale nei diversi Paesi del Golfo e anche qui nel Sultanato dell'Oman. Cattolici, protestanti, evangelici, battisti, maroniti e fra qualche settimana anche ortodossi e copti d'Egitto. A Muscat si trovano una decina di chiese e luoghi di culto cristiani, e tra questi la chiesa cattolica di Ruwi che e'stata costruita nel 1977. E'sicuramente il frutto di un protocollo di concordato tra il ministero omanita degli Affari Religiosi e le autorita'del Vaticano su pressioni della comunita' cristiana locale, quasi interamente indiana.



Ecco alcune immagini della chiesa di Ruwi. Ieri pomeriggio, quando ho fatto le foto, era chiusa e gli operai allestivano nel cortile le sedie per i fedeli che in serata si sarebbero riuniti per i canti di Natale. Alle pareti esterne della chiesa erano stati fissati dei grandi schermi, - un po'come si fa al bar per le partite di calcio, - per consentire ai fedeli che non trovassero posto all'interno, di seguire la cerimonia dal cortile. La bacheca riporta il calendario delle messe in lingue misteriose: konkani, sinhala, malankara, oltre a tamil, urdu, malayalam e tagalog filippino. C'e' anche una messa in latino ogni terzo giovedi' del mese. Una curiosita': la chiesa non puo' erigere campanili ne' altri simboli all'esterno dell'edificio. Ad ogni modo, Buon Natale!


martedì 22 dicembre 2009

Solstizio d'inverno


Volete un regalo prezioso per voi, danzatrici? Nezami, (1141-1209) un raffinato poeta conteso tra Persia ed Azerbaijan, compose un diwan (canzoniere) dallo stile sensuale, raccogliendo leggende persiane, caucasiche e indiane, tramandate nel tempo da poeti cortesi. La raccolta dei 'Cinque Poemi' contiene il poema allegorico ’Le sette bellezze’, che narra la vita e le gesta di caccia e di guerra del giovane re Bahram Gur, cresciuto alla corte di un re arabo. Sposera' le bellissime donne che ama, le figlie dei re piu' potenti, dal Marocco a Bisanzio, al Raja d'India? Ogni sera fa visita ad una di esse, ospitata in un padiglione che il principe ha fatto creare per ognuna di loro. Legate a pianeti e colori diversi, le principesse intrattengono Bahram narrando racconti e poesie. Ma gli intrighi di corte minacciano il regno di Persia; giustiziato il visir traditore, Bahram Gur tornera’ tra le cupole dei padiglioni per convertirli in templi devoti al culto del fuoco.



domenica 20 dicembre 2009

Capodanno islamico


La sottile buccia di luna ha annunciato da ieri il nuovo mese lunare e l'inizio dell'anno 1431 del calendario islamico. L'avvio corrisponde all'anno 622, quando il Profeta Mohammed lascio' la citta' di Mecca. Le tribu' legate a culti pagani preislamici non accettavano la predicazione, ma il profeta indugio' a partire finche' giunse un messaggio da Allah. La migrazione, Hijra, lo condusse alla citta'di Medina.


mercoledì 16 dicembre 2009

Mille e una notte

Samia Gamal

Alf le‎yla wa leyla ovvero Mille e una notte e’una lunga ballata passionale e struggente composta da Baligh Hamdy per la voce di Om Khaltoum, su versi del poeta contemporaneo Morsi Jamil Aziz. Come la maggiorparte delle romanze del repertorio arabo classico dura circa un’ora ed e’ suddivisa in piu’ parti, ognuna delle quali si apre con un brano strumentale di grande impatto melodico. I canali satellitari della catena Rotana, - Zaman e Tarab - che trasmettono dal Cairo e da Dubai - passano ogni sera i concerti dal vivo di Om Khaltoum degli anni 60 e 70, ripresi al Cairo, a Beirut, a Tunisi o Rabat. L’interprete e’ una vera leggenda della musica araba e la sua immagine dallo chignon di capelli corvini e il fazzoletto nella mano e’ormai un simbolo dell’Egitto contemporaneo. I teatri erano pieni e tra il pubblico nessuna donna indossava il velo.
Alf leyla wa leyla ha un valore affettivo perche’ e’una delle prime e piu’ belle coreografie che ho avuto occasione di ballare. Che nostalgia...


venerdì 11 dicembre 2009

Palazzo Yacoubian, Il Cairo






Nel cuore del Cairo la piazza circolare Talaat Harb e l'area circostante ricordano i quartieri eleganti di Parigi. Lunghi viali si dipartono a raggiera fiancheggiati da palazzi imponenti dall’ architettura eclettica progettati da architetti italiani, greci, francesi, armeni, perche' queste comunita’ rappresentavano fino agli anni '50 la classe dirigente del regno d’Egitto. Boutiques e atelier di antiquari, gallerie d’arte, uffici, la pasticceria svizzera Groppi, il club greco, tutte le insegne sono in francese.
Proprio qui e’ ambientato il romanzo ‘Palazzo Yacoubian’ dal nome di uno degli edifici che si affacciano sulla piazza. Con linguaggio asciutto e crudo intreccia i drammi contemporanei dei suoi abitanti, prima di tutti Zaki Pasha. Il racconto si svolge negli anni 90 ma e' un'abile finzione letteraria per dissimulare la decadenza e la corruzione del presente.


Pasha era un titolo onorifico attribuito dagli ottomani turchi ai principi e ai notabili dell' impero, seguito dai titoli di bey ed effendi per gli amministratori o per coloro che si distinguevano per la loro attivita’ lavorativa. 'Pasha' in Egitto si usa ancora tantissimo, quando ci si rivolge a persone distinte oppure tra amici. Per le donne, il grazioso appellativo turco ‘hanem’, (che oltretutto e' un nome proprio), per ‘signora’, ora in disuso.
Nessuno nel quartiere mangia kebab; si puo’ pranzare all’Estoril con il menu casalingo in francese e italiano, crême de volaille, ossibuchi (tenerissimi rosolati nel burro ghee), escalope panée aux champignons, steak au poivre, crême caramel. Si puo’ ordinare anche il vino locale: Obelisk e Omar Khayyam. Oppure sostare nel luogo di ristoro piu’conosciuto, il Café Riche, ma che ci vadano pure gli uomini, a sfogliare i giornali appesi sulle stecche di bambu’, a fumare e bere birra egiziana Stella o Sakkara, come in una brasserie parigina. Oppure a leggere ‘Palazzo Yacoubian' ascoltando le note ipnotiche e monotone dell'oud, il liuto arabo. E’dicembre anche al Cairo, noi ‘hawanem’, leggiamo a casa davanti al caminetto !



Nonno Elsayed

http://www.youtube.com/watch?v=-WKPclQIux0

martedì 8 dicembre 2009

Serata giapponese



La vita mondana di Muscat ci ha coinvolto, tra le tante, in una vivace serata su invito in occasione del compleanno e dell’ascesa al trono dell’imperatore del Giappone.
Il fascinoso ambasciatore in kimono grigio ha accolto gli ospiti nel giardino della sua residenza, l'ambasciatrice indossava un sobrio kimono di cotone in tinta tortora a stampe di rami e fiori bianchi di ciliegio. Erano presenti molti ambasciatori, dignitari omaniti e principesse in abaya tra le quali l’eterea e bionda Susan dalla pelle di porcellana e occhi azzurri, e nessuna foto (su Internet ce n’e’ una sola) rende veramente onore alla sua bellezza. E poi signore eleganti in abiti tradizionali (bellissima l’ambasciatrice dello Yemen, in turbante nero e verde smeraldo!), uomini d'affari, dirigenti, ufficiali militari. Dopo gli inni nazionali dell’Oman e del Giappone l’ambasciatore ha tenuto un discorso di auguri ricordando brevemente la storia dell’Imperatore Akihito e presentando il proprio Paese e i prodotti per i quali e’ famoso in Oman, Nintendo e Playstation! Infine il saporito buffet con pesce crudo e a vapore, sushi, spiedini di pollo agrodolce, fettine di waygu arrosto, riso, alghe e sake, dolcetti mignon e musica classica in sottofondo.
L'addetto culturale ci ha illustrato alcune miniature che raffiguravano templi e luoghi storici dichiarati patrimonio dell’umanita’ dall’ Unesco, incluso un modello dell'edificio simbolo di Hiroshima con lo scheletro della cupola scoperchiato, lasciato cosi’ a memoria della tragica guerra, in mezzo alla citta' completamente ricostruita. Poiche’il gentiluomo giapponese (cosi’ si e’simpaticamente definito) era commosso, l’ho trascinato a fare qualche foto per ritrovare il sorriso! Prossimo invito? Domenica dall’áttaché militare italiano al club diplomatico...rivedro’ quell’ammiraglio samurai?

giovedì 3 dicembre 2009

Emirates national day


Anche gli Emirati celebrano in questi giorni la loro festa nazionale. I sette principati, Abu Dhabi, Dubai, Sharjah, Ras al Khaima, Fujairah, Ajman, Um al Quwain, si riunirono ufficialmente il 2 dicembre 1971 ottenendo l'indipendenza dal protettorato britannico che controllava parte della penisola arabica. Lungo l’autostrada tra Abu Dhabi e Dubai, che taglia il deserto di un biancore accecante, molti cartelloni riportano l'immagine di Sheikh Zayed, considerato il padre fondatore della nazione. E'una foto tratta dal sito ufficiale, vale la pena di visitarlo per la galleria di foto storiche http://www.ourfatherzayed.ae/

In una intervista degli anni Novanta, Sheikh Zayed - consapevole della natura del suo popolo e delle tribu' del deserto - disse: ‘siamo solo pastori, e non abbiamo esperienza per gestire un Paese, quindi ho chiesto agli inglesi e ad alcuni egiziani, libanesi e sudanesi di rimanere per darci una mano, cosi' che i nostri abitanti potranno imparare da loro'. Giuristi, amministratori, ingegneri, medici e uomini d'affari ampiamente ripagati per la fedelta' allo sceicco, cooperarono pacificamente per un obiettivo ambizioso. Tra loro, per non farci mancare il gossip, il miliardario egiziano Mohammed Elfayed, all'epoca proprietario di linee marittime, che si impegno' con notevoli investimenti. Tra le molte iniziative, al Marina Mall della capitale Abu Dhabi e’stata allestita una mostra fotografica che ripercorre i momenti della costruzione del Paese. Tra i pannelli ho catturato una foto e nella folla dello shopping del venerdi sera con la coda dell'occhio ho notato che qualcuno, in raccoglimento, bisbgliava una preghiera in memoriam.

mercoledì 2 dicembre 2009

Al Hajj, pellegrinaggio alla Mecca


Il rituale del Grande Pellegrnaggio alla cittá santa della Mekkah, in Arabia Saudita e’impegnativo e sicuramente degno di attenzione da parte degli antropologi. Per eseguire tutti i rituali previsti dal Corano si impiegano anche piu’settimane, c’e’il momento della salita al monte Arafat per raccogliere le pietre che poi verranno scagliate, in due giorni, contro la colonna di pietra che simboleggia il diavolo. Seguiranno le invocazioni di preghiera intorno alla Qaaba nera che si ritiene costruita da Abramo, per sette volte, e ancora il percorso di andata e ritorno tra i punti ove sorgevano le colline di Safa e Marwa, in ricordo della sofferenza di Hajar, la moglie egiziana di Abramo, sola e con il figlio Ismail in braccio in cerca d’acqua finche’, appoggiando il bimbo a terra, in quel punto si apri’ la sorgente di Zam Zam.
I pellegrini devono indossare abiti senza cuciture e quindi gli uomini si avvolgono in parei e grandi teli bianchi, e alla fine devono rasare il capo in segno di purificazione. Se vedete gruppi di viaggiatori abbigliati in questo modo, magari dai tratti asiatici come molti monaci buddisti , mentre transitate negli aeroporti arabi, sappiate che essi sono pellegrini islamici.
In questa circostanza, poiche’ il luogo e’sacro, i rituali si svolgono in promiscuita’con accesso agli uomini anche in presenza delle donne.
Il pellegrinaggio e’ un' esperienza millenaria, un tempo chi tornava in patria dalla Mecca dopo un lungo viaggio di mesi attraverso mille pericoli veniva celebrato e onorato come uomo pio, saggio e portatore di benedizione per avere visitato un luogo sacro. Per molti era un’occasione per viaggiare, come lo scrittore Ibn Battuta che parti’ da Tangeri nel 1298, e molti giovani una volta intraprendevano una nuova vita lontano dalla propria terra nativa.

La Mecca e’un luogo di scambio e di incontro e di socializzazione, vissuto con grande devozione.
Cio’che colpisce pero’e’ l’efficiente sistema di accoglienza delle autoritá saudite, dato il grande afflusso di persone in un luogo circoscritto. Oltre agli alberghi e'possibile alloggiare in accampamenti lussuosissimi e attrezzati con ogni confort, comprese le tende con aria condizionata. Servizi di assistenza per gli anziani e per gli invalidi e in generale per milioni di persone vengono messi a disposizione in una citta’ poco piu’grande di una piccola cittadina della provincia italiana. Le autorita’saudite ogni anno distribiscono quote di mille persone su ogni milione di abitanti per le nazioni a maggioranza musulmana, per i visti religiosi. Cosi’dalle lontane steppe dell'Asia fino alle giungle malesi o dal cuore dell'Africa c'e'posto per chiunque possa accedervi, almeno una volta nella vita. Da qualche anno vengono assegnate quote anche all’Italia con tour operator specializzati che nello specifico assistono i pellegrini in partenza.