martedì 27 marzo 2012

De Imaginibus parte 1




Nel corso del secolo IX nella citta’ Baghdad viveva il dotto matematico e astronomo assiro Thabit Ibn Qurra. Egli era originario di Harran, una citta’ della Mesopotamia, ed apparteneva ad una setta di Sapienti che da secoli si dedicava allo studio della medicina, delle discipline esoteriche, della filosofia e dell’astronomia. I dotti di Harran compilarono un numero impressionante di traduzioni in arabo di antichi testi greci: Archimede, Euclide, Tolomeo , poiche’ conoscevano il greco antico, ed aprirono la strada a nuove scoperte e teorie matematiche.

Presso Bayt al Hikam, la Casa della Saggezza , protetto dal califfo di Baghdad, Tebit - questo e’ il suo nome in latino - svolse ricerche di matematica e astronomia che ancora oggi sono alla base degli studi contemporanei. Nei secoli successivi questo meraviglioso patrimonio raggiunse la citta’ di Toledo.
... Toledo era stata uno dei capoluoghi del Califfato di Cordova ed era rimasta una capitale multietnica. I suoi governanti protessero la grande colonia ebraica e mantennero questa città come un centro importante per la cultura araba ed ebraica. La città era piena di biblioteche e manoscritti ed era l'unico luogo in Europa nel quale un cristiano poteva immergersi completamente nella lingua e nella cultura arabe...


A Toledo, nel secolo XII si trasferi’ l’erudito Gherardo da Cremona, il quale apprese la lingua araba e dedicò il resto della propria vita a tradurre in latino gli scritti di letteratura scientifica redatti in arabo.
In base alla mia ricostruzione fu Gerardo da Cremona a tradurre le opere di Thabit bin Qurra, e fra queste anche un compendio di astronomia conosciuto come De Imaginibus attraverso la sua traduzione latina. Ma...che cosa contiene di intrigante, almeno ai miei occhi, quel testo?

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