Nei dintorni di casa si trovano due night club curiosamente dislocati in un quartiere senza alberghi soprannominato Central Businness District: banche, ministeri, camera di commercio, la borsa, uffici e compagnie aeree. I due locali cominciano a riempirsi a tarda sera; quattro o cinque ragazze, ferme su un palco, si limitano a ciondolare annoiate e inespressive, con una lentezza che solo le donne arabe conoscono, assecondando la musica. Chi indossa una minigonna nemmeno tanto discinta, chi un abitino colorato, qualcuna osa un top sbracciato. Attorno, omaniti devoti e intontiti da birra e superalcolici cantano e ballano da soli. Inebriati, regalano rose, mance e biglietti da visita nella speranza di una telefonata...e’un copione piuttosto risaputo in questi Paesi.
Le fanciulle vivono nella mia stessa palazzina. Alle nove di sera un autista passa a prenderle e le accompagna al locale, che dista nemmeno cento metri, lasciando in ascensore tracce di profumi e paillettes. Verso le due le riaccompagna a casa. L’autista le chiude dentro, a chiave, e se ne va. Tornera’la sera a riaprire. Si, proprio chiuse in casa, a chiave. Ma questo alle ragazze non importa assolutamente nulla, ed e’un recente provvedimento (anche se non proprio codificato) per limitare il dilagare della prostituzione. Le piu’fortunate alloggiano negli stessi hotel nei quali si esibiscono. L’appartamento al secondo piano ha un ampio terrazzo. Quando non lavorano, un via vai di ragazzotti in jeans si aggira sotto le finestre e nel parcheggio, finche’con indifferenza un’inquilina si affaccia per pochi secondi appoggiandosi al davanzale e...- visto con i miei occhi - ooops lo spallino della maglietta cade e la fanciulla si sporge maliziosa guardando altrove. Non succede altro.
Le fanciulle vivono nella mia stessa palazzina. Alle nove di sera un autista passa a prenderle e le accompagna al locale, che dista nemmeno cento metri, lasciando in ascensore tracce di profumi e paillettes. Verso le due le riaccompagna a casa. L’autista le chiude dentro, a chiave, e se ne va. Tornera’la sera a riaprire. Si, proprio chiuse in casa, a chiave. Ma questo alle ragazze non importa assolutamente nulla, ed e’un recente provvedimento (anche se non proprio codificato) per limitare il dilagare della prostituzione. Le piu’fortunate alloggiano negli stessi hotel nei quali si esibiscono. L’appartamento al secondo piano ha un ampio terrazzo. Quando non lavorano, un via vai di ragazzotti in jeans si aggira sotto le finestre e nel parcheggio, finche’con indifferenza un’inquilina si affaccia per pochi secondi appoggiandosi al davanzale e...- visto con i miei occhi - ooops lo spallino della maglietta cade e la fanciulla si sporge maliziosa guardando altrove. Non succede altro.
Una o due volta a settimana si fa la spesa: lo sponsor fornisce cellulare e credito. Arriva l’autista, di solito nel primo pomeriggio e le accompagna al mall, dove a volte le incontro. Libanesi, marocchine, egiziane dai modi rudi e sbrigativi, si riempie il carrello, si carica in auto e si torna. Un pomeriggio le ragazze si trovavano nella mia stessa profumeria, ad un certo punto, l’ammutinamento. Fuori, nel corridoio, il corpulento accompagnatore, come un eunuco, vigilava a braccia incrociate, o impegnato al cellulare...signor Walid, possiamo vedere i jeans nuovi? Signor Walid, possiamo prendere un gelato, possiamo vedere le scarpe? Come moscerini, una dopo l’altra le ragazze si disperdevano in tutte le direzioni facendo impazzire l’autista che e’stato udito gridare: Basta! Tornate qui! Dovete stare tutte unite!
Gli omaniti folli d’amore vogliono sposare le danzatrici - e spesso lo fanno. Alcune rimangono in Oman, altre, come si usa, tornano in Egitto o in Marocco e ricevono la visita del marito, poligamo, una o due volte all’anno.
Talvolta Tamer raccoglie i drammi d’amore dei colleghi omaniti. ''Che tragedia! Fifi sta per tornare in Marocco! Come faro’senza di lei? Come posso fare per sposarla?'' Bisogna avere il benestare del sultano. Alcuni si ingegnano per trasformarle in tate per i propri bimbi, ma le fanciulle sono furbissime: un anello al dito, nel Golfo, vale una fortuna.
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