Un gruppo di giovani spavaldi con gli occhi neri di kajal e i pugnali khanjar legati ai fianchi armeggiano intorno a qualche fucile per la caccia, nella stessa bottega dove cerco gioielli d’argento. Gli spari di prova si amplificano tra le arcate del souk. Sotto il sole, che sia la luce bianca, chiara e mattinale o piu’vaporosa del pomeriggio, gli edifici assumono il colore del paesaggio. A queste latitudini tropicali il tramonto arriva presto, niente ombre lunghe; cupole, torri e fortezze di sultani scompaiono veloci nella notte. Spuntano subito le stelle, molte meteore favillano improvvise.
Nizwa ci trattiene ancora prima del ritorno a Muscat per una sosta in un’ oasi, dove l’acqua cristallina delle sorgenti locali scorre nei canali scavati in pietra detti falaj, propri del deserto dell’Arabia orientale. Che paesaggio incantato e silenzioso per un pic nic sull’erba del palmeto, con formaggio bianco di capra, pomodori, cetrioli e pane appena sfornato. Durante il suo viaggio dal Marocco alla Cina, prima ancora di Marco Polo, Ibn Battutah passo’di qui intorno al 1325:"We set out therafter for the land of Oman, and after travelling for six days through desert country we reached it on the seventh. It is fertile, with streams, trees, orhcards, palm groves and abundant fruit of various kinds. We came to the capital of this land, which is the city of Nazwa - a city at the foot of a mountain, enveloped by orhcards and streams, and with fine bazaars and splendid clean mosques. Their womenfolk, however, are much given to corruption, and the men show no jealousy nor disapproval of such conduct." Il racconto continua e svela sorprese, ma sono troppo pigra...
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