martedì 14 aprile 2009

Nizwa


Verso ovest, oltre la catena delle montagne di Jebel Akhdar e Jebel Shams (la Montagna Verde e la Montagna del Sole) l’oasi di Nizwa si raggiunge come un tesoro ricercato nel deserto, tra immense gole aspre e rocciose, dove si perde la proporzione dello spazio, delle distanze e del tempo. Nizwa era la capitale delle terre dei sultani d’Arabia quando l’approdo di Muscat forse ancora non esisteva. La citta’ si raccoglie attorno alla fortezza e alla sua Moschea Blu dalla cupola d’oro e di lapislazuli, dove periodicamente una consulta locale si riunisce per un consiglio tribale. A mezzogiorno gli uomini si avviano per la preghiera; in abaya nera vago tra vicoli senza tempo e case abbandonate, e al riparo dal sole sotto le volte del mercato. Un vecchino mi spiega a gesti l’uso dei mattoncini di legno di sandalo profumato da strofinare su graffi e ferite.


Un gruppo di giovani spavaldi con gli occhi neri di kajal e i pugnali khanjar legati ai fianchi armeggiano intorno a qualche fucile per la caccia, nella stessa bottega dove cerco gioielli d’argento. Gli spari di prova si amplificano tra le arcate del souk. Sotto il sole, che sia la luce bianca, chiara e mattinale o piu’vaporosa del pomeriggio, gli edifici assumono il colore del paesaggio. A queste latitudini tropicali il tramonto arriva presto, niente ombre lunghe; cupole, torri e fortezze di sultani scompaiono veloci nella notte. Spuntano subito le stelle, molte meteore favillano improvvise.


Nizwa ci trattiene ancora prima del ritorno a Muscat per una sosta in un’ oasi, dove l’acqua cristallina delle sorgenti locali scorre nei canali scavati in pietra detti falaj, propri del deserto dell’Arabia orientale. Che paesaggio incantato e silenzioso per un pic nic sull’erba del palmeto, con formaggio bianco di capra, pomodori, cetrioli e pane appena sfornato. Durante il suo viaggio dal Marocco alla Cina, prima ancora di Marco Polo, Ibn Battutah passo’di qui intorno al 1325:"We set out therafter for the land of Oman, and after travelling for six days through desert country we reached it on the seventh. It is fertile, with streams, trees, orhcards, palm groves and abundant fruit of various kinds. We came to the capital of this land, which is the city of Nazwa - a city at the foot of a mountain, enveloped by orhcards and streams, and with fine bazaars and splendid clean mosques. Their womenfolk, however, are much given to corruption, and the men show no jealousy nor disapproval of such conduct." Il racconto continua e svela sorprese, ma sono troppo pigra...

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