domenica 26 luglio 2009

Almées e jawari




Poco alla volta e’possibile ricostruire nel tempo il percorso della danza orientale; danza, poesia, musica e canto erano le arti coltivate dalle jawari, le ancelle colte e istruite delle corti ottomane, e degli shah e dei mogul orientali. Fuori dai palazzi, ad esempio in Egitto, le danze delle almasi rapivano i sensi dei viaggiatori del Gran Tour dell’Ottocento, - gli orientalisti francesi le chiamavano almées, ritraendole su tele e dipinti fantasiosi - . Ho scoperto un pittore italiano, Fabio Fabbi (1861- 1946), molto quotato sul mercato dell’arte, che visse a lungo al Cairo. Si puo’ favoleggiare anche con un classico della letteratura di viaggio ‘Voyage en Egypte’ di Gustave Flaubert, il quale narra l’íncontro con una danzatrice, oppure consultare il voluminoso 'Description de l’Egypte', un catalogo scientifico-enciclopedico commissionato da Napoleone Bonaparte nel 1798. Qui l’illustratore disegna nei dettagli le figure femminili, e soprattutto le almées, con i loro costumi ed accessori.


Fabio Fabbi 'Danzatrici Orientali, Cairo'



Sono molto affezionata alla voce di Fayrouz, perche’e’ femminile e struggente. In arabo significa turchese. Benche’ sia solo interprete, la sua figura ieratica e materna allo stesso tempo richiama davvero alla mente quella Dea simbolo di un antico sapere raffinato e senza tempo alla quale le danzatrici moderne, - me compresa -, fanno appello come archetipo e memoria della loro vera natura di armonia, prima che fosse aggredita da forze maschili negative e cruente.



Il poeta contemporaneo Rafic Khoury fa omaggio alla poesia d'amore araba andalusa e invoca il ritorno alle atmosfere rarefatte di ‘Mille e una notte’ con Arjii ya alf leila, da ascoltare semplicemente come suggestione.




Fabio Fabbi 'La danzatrice'

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