Lo scorso anno da Borders rimasi incantata da un titolo, ‘The Orientalist’ e da una vecchia foto in copertina che ritraeva un giovane gentiluomo con indosso il tarboush. Dopo mille ripensamenti acquistai il libro, biografia di un giovane ebreo, Lev Nussimbaum, proveniente da una famiglia di petrolieri azeri che agli inizi del Novecento fu costretta a lasciare Baku per approdare infine a Berlino. Divenne saggista, accademico, giornalista e scrittore e dopo la conversione all’Islam con il nome di Kurban Said o Essad Bey (bey era un titolo onorifico ottomano), mori’a Positano nel 1942, dove si era rifugiato.
Quale sorpresa, domenica sera la puntata di ‘Alle falde del Kilimangiaro’! Dopo le prime immagini solari di una gita a Positano ho subito ripensato a Essad Bey, e gia’ la guida locale ne raccontava la storia, indicando la tomba rivolta verso la Mecca custodita con affetto dagli abitanti del luogo.
Ma Kurban Said dopo la lettura della biografia non era rimasto solo un nome; questa personalita’ errante e ribelle aveva aperto un fronte di ipotesi che da allora cerchiamo di verificare.
Nel 1913, in contemporanea con il soggiorno a Berlino del giovane Nussimbaum, il dottor Elkadi, figlio di un dotto imam di Al Azhar, - la prinicipale facolta’teologica di riferimento dei musulmani sunniti -, parti’ dal Cairo per completare gli studi di medicina in Germania. Trascorse molti anni tra Berlino, Vienna e Mosca divenendo un luminare della pediatria.
Egli era anche un letterato che parlava tedesco, francese, inglese e italiano oltre che arabo, turco e russo. Grande conoscitore del Corano e fervente sostenitore delle teorie comuniste nascenti, fu per tutto il tempo giornalista e corrispondente da Berlino e da Vienna per il quotidiano egiziano Al Ahram.
Gli interessi comuni e le coincidenze dei luoghi frequentati rendono plausibile una frequentazione tra il dottor Elkadi e Essad Bey, che potrebbe emergere dal vasto archivio di foto, documenti e carteggi conservati nella vecchia casa di famiglia del Cairo. Tra questi, l’album ufficiale delle olimpiadi di Berlino del 1936, per le quali fu accreditato come corrispondente. Egli raccolse gli autografi di tutti gli atleti vincitori delle medaglie d’oro, tra i quali l’americano Jessie Owens, considerato uno dei piu’ grandi atleti di tutti i tempi.
Nel 1938, alle prime avvisaglie di un conflitto ormai imminente, da lui documentate nel dettaglio, il dottore fece ritorno in patria dove prosegui’ una intensa attivita’scientifica e politica, come figura chiave del nascente partito comunista egiziano.
Il fascino dell’intreccio di vicissitudini umane nel pieno di grandi eventi della storia ci ha catturato, sebbene la sua ricostruzione al momento sia ostacolata: distanze, viaggi, lavoro. La tomba di nonno Elkadi e’ custodita nella misteriosa e impenetrabile Citta’dei Morti, abitata da un popolo vivo e parallelo ai limiti della legalita’. Nessuno della famiglia saprebbe piu’ritrovarla.
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