giovedì 22 gennaio 2009

Le perle del Bahrein

I ‘due mari’ erano noti fin dall’epoca di Gilgamesh e gia’i mercanti fenici e i guerrieri macedoni di Alessandro il Grande conoscevano l’arcipelago e le tracce degli antichi e e misteriosi culti della civilta’di Dilmun. L’incontro fra le acque salate del Golfo Arabico e quelle dolci delle sorgenti sotterranee crea l’habitat ideale per la crescita di splendide perle naturali.
Anche Ibn Battutah, intrepido pellegrino arabo partito dal Marocco nel 1325, nel suo viaggio fino alla Cina raggiunse le isole del Bahrein. Il racconto sui pescatori di perle e’ contenuto nelle memorie di viaggio raccolte da uno scriba andaluso: ‘Tohfat Elnuddhar fi Gharaeb Elamsar ‘ o ‘Le meraviglie delle magie nei viaggi piu’strani’, introvabile in italiano.
Oggi alle perle si aggiunge l’ immensa ricchezza del petrolio e un dinamico clima economico. Per noi l’occasione di viaggio e’ data da un lungo ponte festivo e il pretesto quello di incontrare Yasser, un amico che Tamer non vede da dieci anni. Troviamo la capitale straordinariamente congestionata dal traffico: migliaia di sauditi hanno scelto come noi di trascorrere le ferie a Manama, sono arrivati in macchina attraverso il lungo ponte - ‘King Fahd Causaway’ di 25 chilometri - che collega l’isola alla terraferma. Affollano i centri commerciali e si riversano nei cinema multisala, un passatempo vietato in Arabia Saudita.



Alti e snelli nelle loro thoub bianchissime, gli uomini incedono con passo lento e portamento fiero. Giovani, il viso perfettamente rasato, lo sguardo rilassato e altero nello stesso tempo. Mai un gesto fuori controllo, mai un tono di voce oltre misura. Passeggiano con amici o accompagnati da mogli o fidanzate al fianco. Le coppie sono incantevoli, lei silenziosa lascia ondeggiare l’abaya nera riccamente decorata di paillettes, mentre si specchia, inespressiva, nelle vetrine. Dallo strascico di seta a volte emergono preziosi sabot tempestati di cristalli o lussuriose chanel rosso fuoco dai tacchi a spillo, con i minuscoli pendenti che decorano il cinturino intorno alla caviglia, nascosto dall’orlo dei jeans attillati. Ai piedi, unghie sempre laccate di nero e piccoli anelli argentati alle dita.
Le mani talvolta sono fasciate da guanti in raso o completamente dipinte fino ai polsi con arabeschi fioriti di henna rossa o nera. Le dita ingioiellate da ricche pietre, le ultime falangi ricoperte di henna scura, l’accurato manicure di lacca nera o amaranto, con fiori e strass.
Con abile scioltezza le ragazze si aggiustano il velo nero che avvolge il capo, come per dare volume alla cornice e mettere in risalto il viso. Alcune aggiungono un altro velo e lasciano intravedere solo gli occhi; altre lasciano che il velo copra solo lo chignon di capelli neri per ricadere sulle spalle. Sottobraccio, minuscole pochette coordinate alle calzature.
Il trucco del viso mette in risalto lo sguardo, con occhi e sopracciglia intensamente dipinti di nero in contrasto con la pelle bianchissima o ambrata. Serve a proteggersi dalla luce solare intensa, schermata anche da grandi occhiali da sole che tra l’altro proteggono lo sguardo da occhiate indiscrete.
La solenne indifferenza del passeggio viene a volte interrotta da una chiamata al cellulare; qualche sorriso di cortesia o lo stupore davanti alle vetrine opulente delle boutiques. Impossibile cogliere le parole delle conversazioni, neppure quando si spostano in gruppo di quattro o cinque, tra amiche o sorelle, tutte insieme e mai discostate una dall’altra, impegnate in un festoso cicaleccio intorno ai commessi dei negozi o ai tavolini delle caffetterie.


Cosi’ trascorrono le giornate.
Vorrei esplorare qualche spiaggia deserta per raccogliere piccole cipree ma l’invito ad un pic nic tra amici modifica il piano. Ripiego nel pomeriggio sull’acquisto di certi deliziosi biscotti di riso e zafferano di origine iraniana, che credo di trovare tra i forni artigianali del quartiere sciita, al centro della citta’. Delusa, ora e’un vecchio girocollo tribale afghano ad attirare la mia attenzione, chiedo al negoziante di poterlo esaminare con una lente. Le monete pendenti riportano il nome dell’ultimo re Zafer Shah e alcune date. I caratteri incisi sono arabi nella variante della lingua dari. Tutti questi particolari aumentano il valore dell’oggetto venduto a prezzo basso, ma ormai impigrita, rinuncio all’acquisto; scelgo piccole cose da regalare e lo segnalo al mercante. E’una buona persona, e mi stupisce vedere chincaglierie indiane di plastica dorata in vendita altrove al triplo del prezzo di quel vero gioiello.
Un te’alla menta all’ora del tramonto per ammirare lo skyline della citta' da vecchie fortezze di pietra.


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